A Roma i centri d’accoglienza sono stracolmi e, ora, i bambini profughi bivaccano nei commissariati di polizia. È quanto scoperto da Il Tempo con un’inchiesta sull’accoglienza dei rifugiati presenti nella Capitale.
Sono tutti ragazzi tra i 12 e i 14 anni “per lo più egiziani, senegalesi e albanesi”, spiega Domenico Pianese, segretario generale aggiunto del Coisp che racconta una situazione fortemente critica.“Solo al commissariato Viminale ci sono 14 ragazzini che i poliziotti accolgono come possono. La maggior parte delle volte si presentano spontaneamente. Abbiamo provato a indagare su chi e come li porti negli uffici di via Farini, ma niente”, ha aggiunto Pianese. Certo è che, quando arrivano questi ragazzi, la polizia si occupa di contattare i servizi sociali, i tribunali dei minori e tutti gli enti interessati che sistematicamente non trovano una sistemazione adatta per loro. “Alla polizia – dice il segretario del Coisp - non resta che farsi carico di minorenni che non possono essere rimessi in strada”.
Gli agenti di polizia se ne trovano almeno due o tre ogni giorno all’ingresso del commissariato e vengono accolti nelle sale d’attesa o negli uffici. “Stanno con noi mentre lavoriamo, gli compriamo la colazione, i panini e gli diamo i giubbotti per coprirsi. Nonostante gli sforzi da parte dei vari dirigenti per sollecitare le strutture comunali, al momento la situazione non cambia. Anzi”, racconta un poliziotto che ci tiene a restare anonimo. Il problema, però, non riguarda solo il commissariato Viminale ma anche il centralissimo Trevi, in piazza del Collegio Romano, dove la sala d’attesa che sta ormai diventando la casa dei giovani rom che quasi ogni giorno vengono arrestati per piccoli furtarelli. “Se passa il messaggio che offriamo vitto e alloggio, rischiamo di lavorare in porti di mare”, racconta un agente che aggiunge: “ormai i miei buoni pasto li utilizzo per comprare il cibo a loro”.
L'accoglienza nelle 'case dei vigili'
Prima dei commissariati romani, i minorenni avevano trovato ospitalità nelle caserme dei vigili urbani. Strutture come quella di via Annibale Maria di Francia, a Fidene, dove lo scorso 26 maggio si è suicidato un ragazzo algerino, sono da mesi al collasso. “A questa emergenza il Comune di Roma ha risposto impiegando il Gruppo Sicurezza Pubblica Emergenziale della Polizia Locale all’accompagnamento dei minori nei posti via via disponibili nei centri di accoglienza delle province limitrofe”, ha spiegato Marco Milani, coordinatore romano Ugl sempre sul Il Tempo. “Ormai – aggiunge il sindacalista - ci si sposta fuori Regione, è capitato di dover arrivare fino a Udine, con conseguente dispendio di benzina, di ore di straordinario, di personale, di caselli autostradali e rimborsi pasto. Si sottraggono risorse, uomini e mezzi”. Nello scorso luglio al Gruppo Sapienza arrivarono tre ragazzi egiziani di circa 16 anni che vennero sfamati con gli snack del distributore e dormirono sulle poltroncine della sala d’attesa. “Spesso sono visibilmente malati, i segni inconfondibili sulla pelle spaventano gli agenti che, senza alcuna protezione, devono accompagnarli nelle pattuglie tra ospedali e centri spesso lontani”, racconta Milani parlando dei casi di scabbia e tubercolosi che sono stati riscontrati l’estate scorsa in alcuni minorenni accompagnati dalle caserme ai centri di accoglienza.
Per evitare che i minori stranieri non accompagnati (Misna) dormissero nelle caserme, il Comando generale del Corpo diramò anche un ordine di servizio che vietava l’accoglienza dei giovani immigrati e, ora, questo fenomeno si è arrestato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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