Cronache

"Prove di virilità": così i genitori traumatizzavano il figlio

È quanto accaduto a un ragazzo di Torino costretto a subire prove di virilità da parte dei genitori

"Prove di virilità": così i genitori traumatizzavano il figlio

Gli organizzano un incontro sessuale con una ragazza come prova di virilità. Sarebbe soltanto una delle umiliazioni subite da un adolescente di Torino, la cui famiglia non ne avrebbe accettato l'omosessualità.

Il calvario, secondo quanto riportato da "Repubblica", è venuto fuori all’età di 15 anni. Solo allora il giovane ha trovato la forza di rivolgersi alla psicologa della scuola. Il racconto non è passato inosservato ai servizi sociali che dopo aver ascoltato la professionista si sono rivolti alla Procura. A far luce sulla vicenda, infatti, è solo la pm Giulia Rizzo, che grazie a un incidente probatorio, riesce a fare chiarezza su quanto avvenuto.

Il giovane avrebbe riferito di essere stato sottoposto a una serie di prove di virilità. I genitori, non accettando l'omosessualità, lo avrebbero costretto a correre nel cuore della notte e leggere le sue intimità davanti a tutta la famiglia. Gli avrebbero addirittura organizzato un incontro sessuale con una coetanea. Non poteva, inoltre, vestirsi come gli pareva, né truccarsi. Per punizione, una volta, gli avrebbero rotto la Play Station.

Una serie di azioni, pertanto, che avrebbero portato il giudice ad allontanare l’adolescente dalla sua abitazione e farlo trasferire in comunità. Qui, come riferito dallo stesso, avrebbe ricominciato a vivere. Entrambi i genitori, adesso, rischiano di perdere la potestà genitoriale.

Alle accuse, però, non ci stanno nè il padre, nè la madre dell'adolescente. Non accettano che i servizi sociali entrino nella loro vita. Secondo quanto riferito dalla difesa si sarebbe trattato di comportamenti educativi. Il padre dopo averlo trovato a giocare in piena notte alla consolle gli avrebbe detto "se non hai voglia di dormire allora vai a correre". L’incontro pianificato con la ragazza, invece, sarebbe stato organizzato perché il genitore, ritenendolo confuso, avrebbe voluto far provare al figlio un’esperienza eterosessuale. Gli sarebbe stato vietato, poi, di manifestare la sua omosessualità per evitare che fosse messo alla berlina dai compagni di scuola o addirittura picchiato. A riferirlo il legale della famiglia Valentina Colletta.

Non la pensano allo stesso modo i giudici.

Per i magistrati il ragazzo, almeno per il momento, deve restare lontano dai genitori.

Commenti