È stato pestato a sangue, con calci e pugni alla testa, che gli hanno causato una frattura cranica con un’edema cerebrale per cui è stato necessario un’intervento neuro-chirurgico salva-vita. E la ‘colpa’ di un ragazzo di 29 anni per meritarsi di essere massacrato di botte è stata solo quella di essersi fatto alcuni selfie insieme a una ragazza durante una tranquilla cena tra amici. Foto innocenti che invece non sono piaciute proprio a uno dei due aggressori, un giovane di 20 anni, che con la 23enne al centro degli scatti aveva da poco chiuso una relazione sentimentale. Quando ha visto le foto in una chat Whatsapp comune con i protagonisti della cena, il 20enne ha perso la testa e spalleggiato dal padre pregiudicato di 45 anni ha organizzato una spedizione punitiva per dare al presunto rivale una lezione.
Tutto è accaduto la notte tra domenica e lunedì scorsi nella periferia Nord di Milano. La vittima era a casa di un amico in piazza Bruzzano dove hanno invitato per cena due ragazze. I quattro hanno trascorso una serata tranquilla fino a quando il 29enne non ha ricevuto dei messaggi di fuoco dal 20enne per via dei selfie con l’ex ragazza. Il più giovane dei due ha ‘vomitato’ insulti e minacce e ha giurato all’altro che gliela avrebbe fatta pagare quella sera stessa. Quando le ragazze sono andate via, il 29enne ha deciso di dormire a casa dell'amico, dove attorno all'una sono stati svegliati da urla e colpi alla porta d’ingresso così forti da pensare che stesse per venire giù. A quel punto il 29enne si è alzato e ha provato a farli allontanare. Non riuscendoci ha deciso di aprire la porta ma è stato subito travolto dalla furia dell’adulto che lo ha colpito ripetutamente a mani nude. Una volta a terra e inerme su di lui si è accanito anche il figlio.
Quando i due aggressori hanno realizzato che il loro bersaglio ne aveva avute abbastanza hanno desistito e si sono allontanati. L’amico e proprietario di casa lo ha soccorso e gli ha dato un antidolorifico. Ma poco dopo essere coricato a letto, il 29enne ha iniziato ad accusare giramenti di testa, nausea e svenimenti. Preoccupato dalle sue condizioni l’amico ha fatto intervenire un’ambulanza che ha trasportato il 29enne in codice rosso all’ospedale Niguarda. Qui i medici lo hanno subito operato d’urgenza per ridurre un grumo di sangue al cervello e per contenere la frattura della scatola cranica. L’intervento di ricostruzione della teca cranica ha reso necessario l’impianto di viti di titanio. Appena la vittima ha lasciato la sala operatoria ed è stata ricoverata in Terapia intensiva, i sanitari, vista l’entità delle ferite, hanno chiamato alle 4.45 la Polizia di Stato.
Gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, diretti dal funzionario Giuseppe Schettino e dal vice Gianluca Cardile, hanno subito raccolto la testimonianza dell’amico della vittima che ha spiegato loro quanto successo. Conoscendo di persona il 20enne è stato facile per lui fornire ai poliziotti gli elementi utili per risalire tempestivamente all’indirizzo di casa di lui. Rintracciati all’alba nel loro appartamento in via Padre Luigi Monti, padre e figlio sono stati accompagnati in Questura. Qui sono stati interrogati dal pm di turno Cecilia Vassena.
Tuttavia, nessuno dei due ha ammesso di essere il responsabile del brutale pestaggio. Una versione che non ha convinto il magistrato che ha chiesto e ottenuto dal gip la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per entrambi con la pesante accusa di tentato omicidio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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