Anche questa volta l’assassino ha il volto di un ex che non ha voluto rassegnarsi alla fine di una storia d’amore. Anche questa volta i protagonisti della tragedia sono poco più che adolescenti. Carmela Petrucci, con i suoi 17 anni, trucidata a coltellate per difendere la sorella di un anno più grande, Lucia, dalla furia omicida di Samuele Caruso, 23 anni, incapace di accettare il rifiuto della ragazza mai dimenticata.
Tutto si è consumato in pochissimi istanti, ma l’epilogo di sangue è stato preceduto da mesi di molestie e minacce. Carmela e Lucia, che frequentavano lo stesso liceo classico, l’Umberto I di Palermo, rientravano da scuola. La nonna, che le era andate prendere in auto, le ha lasciate davanti a casa. Samuele se lo sono trovato a pochi metri all’ improvviso. Lucia, spaventata dall’ex che aveva preso a perseguitarla con telefonate e sms, ha citofonato al fratello gridandogli di aprire in fretta il portone. Ma l’assassino è stato più veloce e ha raggiunto le due vittime nell’androne del palazzo di via Uditore. Urla, grida poi il coltello tirato fuori da Samuele all’improvviso. Carmela, terrorizzata, si è messa tra il ragazzo e la sorella. Ha provato a difenderla. Un gesto che le è costato la vita. I colpi sferrati dall’aggressore l’hanno uccisa. Lucia è rimasta a terra ferita. Una telefonata al 113 ha avvertito gli agenti che due ragazze erano rimaste coinvolte in una lite. Quando la pattuglia è arrivata le ha trovate accanto. Carmela, morta, in una pozza di sangue. Lucia è rimasta vigile e prima di essere portata in ospedale ha fatto agli investigatori il nome dell’assassino. "È stato il mio ex, Samuele Caruso", ha detto. La caccia è cominciata subito. Il ragazzo, che nella colluttazione si è ferito, ha lasciato tracce di sangue lungo il tragitto da via Uditore a Piazza Giotto dove ha preso un autobus. Ma, ancora una volta, è stato il cellulare a tradirlo. Ai poliziotti, guidati da Carmine Mosca, è bastato controllare le celle a cui il telefonino del killer si agganciava. La corsa del fuggitivo è terminata alla stazione di Bagheria. Samuele stava per salire su un treno. "Tigrotto", questo il nomignolo che usava su Facebook, si è arreso subito. Le foto, pubblicate sulla bacheca del social network, lo ritraggono spesso a torso nudo, a mostrare i muscoli frutto degli allenamenti in palestra. Il body building, la Juventus e i gatti le sue passioni. Una faccia da ragazzino nonostante i 23 anni.
Figlio di un imprenditore, frequentava ancora la scuola superiore. "L’unica cosa che non puoi cambiare è la perdita di chi ami", aveva scritto nella sua bacheca di Facebook. Una perdita a cui, evidentemente, non è riuscito a rassegnarsi.
Il pm, che l’ha interrogato per ore, chiederà al gip in serata a convalida del fermo. Resta il dolore terribile dei familiari della vittima - serena, studiosa e con il sogno di diventare medico, la descrivono le amiche - e la disperazione di Lucia che deve la salvezza alla sorella.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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