Fumata bianca

L'ultima mossa del Papa: ecco dove può cambiare tutto

Francesco si trova davanti alla prova del possibile "repulisti" nel Dicastero per la Comunicazione. Così il suo pontificato si prepara a una fase mediaticamente molto delicata

Il Papa e le mosse sui media: così rischia di cambiare tutto

L'epoca della post-modernità, come la chiamava San Giovanni Paolo II, ha comportato il risveglio della fede, ma anche la necessità di utilizzare per l'evangelizzazione e la trasmissione della pastorale cattolica tecnologie sempre nuove. Questo vale ovviamente (e soprattutto) per i media, tramite cui papa Francesco ha spesso spiccato, a detta di molti commentatori, per efficacia di azione.

Tra gli elenchi dei leader politici globali in grado d'influenzare l'opinione pubblica, un Papa c'è spesso, se non sempre. Ma la capacità di "bucare" di Jorge Mario Bergoglio non è paragonabile a quella di altri eminenti vescovi di Roma del passato che erano ( nel caso di Joseph Ratzinger sono) abituati ad un mondo diverso da quello odierno. Il pontefice odierno è forse il primo che si misura con la rivoluzione tecnologica in tutta la sua portata. Certo, il primo Papa ad usare Twitter è stato proprio Benedetto XVI, ma nel tempo i social, giusto per citare uno dei nuovi mezzi, hanno acquisito spazi che negli anni ratzingeriani sembravano solo potenziali.

Normale quindi che si accosti con costanza l'espressione "mosse mediatiche" al nome ed alle opere di un pontefice contemporaneo. La settimana che ci siamo lasciati alle spalle è stata contraddistinta da alcuni retroscena relativi alla visita del vescovo di Roma presso le sedi dei media vaticani. Stando a quanto si apprende per esempio su Il Foglio, Bergoglio potrebbe essere sul punto di rinnovare l'intero team dei vertici. Quindi nello specifico sarebbe in discussione l'assetto del Dicastero per la Comunicazione con alcune o tutte le sue ramificazioni. Non sarebbe, in caso, il primo "cambio di guardia" di questo regno. Ci si ricorderà di cosa accadde attorno alla "lettera tagliata" del papa emerito Benedetto XVI, con le conseguenti dimissioni di monsignor Dario Edoardo Viganò. Per questa eventualità, la rivoluzione sarebbe diversa, perché scevra da un episodio mediatico come quello della missiva del teologo tedesco. Ma insomma ogni volta che inizia a circolare una voce secondo cui Bergoglio starebbe per modificare una parte dell'assetto istituzionale ed organizzativo della Chiesa di Roma, c'è sempre molta curiosità in merito.

E questo forse perché il Papa ha sempre dimostrato di non essere interpretabile quando per i giornalisti di tratta di fare previsioni. Difficile ad esempio prevedere che a divenire arcivescovo di Parigi sarebbe stato monsignor Michel Aupetit, che è un conservatore rinomato, in specie in bioetica, dunque non proprio accostabile ai tanti presuli e "preti di strada" che compongono la "Chiesa in uscita" e che, di sicuro più di Aupetit, risultano spesso elastici su certe aperture. Cosi come sarebbe stato complicato prevedere che il Papa avrebbe rifiutato le dimissioni del cardinale Reinhard Marx, confermandolo come arcivescovo di Monaco e Frisinga dopo la dura presa di posizione del teutonico cardinale progressista sulla Chiesa, che sarebbe ad un "punto morto" in tema di lotta agli abusi ai danni dei minori. Qualcuno ne fa una questione di "schieramenti", con i vertici del Dicastero per la Comunicazione che dovrebbero essere, in un'ottica strategica, i "guardiani" della "rivoluzione" voluta da Francesco. Dunque un avvicendamento comporterebbe di rimando una serie di domande sull'effettiva riuscita di quel moto rivoluzionario.

I prossimi appuntamenti mediatici del Papa non sono di poco conto. Non lo sono mai, ma i prossimi potrebbero essere gli anni dello storico viaggio in Cina: Bergoglio sarebbe il primo vescovo di Roma riconosciuto in qualità di autorità religiosa legittima a mettere piede sul suolo cinese. Non solo: si parla sempre della possibilità che il Papa si rechi in Russia nel giro di breve tempo. La pandemia ha bloccato i piani del Vaticano, ma la speranza è che questa fase contribuisca a far riprendere il ritmo ai viaggi apostolici. Dipende, come sappiamo, dall'evoluzione pandemica.

La curiosità sul chi e sul come gestirà mediaticamente una fase così delicata, dove dovrebbe anche essere pubblicata la famosa nuova Costituzione apostolica in grado di riformare la Curia, è più che normale.

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