Padre di talenti, padrone di casa Rai e profeta dell'intrattenimento colto. Superpippo eroe della tv

Il suo primo trionfo risale a "Settevoci". Poi i record dei Festival di Sanremo, gli imprevisti trasformati in spettacolo, il litigio con Manca per colpa di Grillo...

Padre di talenti, padrone di casa Rai e profeta dell'intrattenimento colto. Superpippo eroe della tv

L'ultimo grande di una grande televisione. Perché ora che anche lui se n'è andato, possiamo dirlo: con Pippo Baudo si è spenta, forse per sempre, anche la tv che educava divertendo, che faceva cultura facendo anche spettacolo.

Alla base di oltre mezzo secolo d'inalterato successo, clamorose polemiche e furori caratteriali, c'erano stati i sogni con cui nell'allora sperduta Militello di Catania l'allampanato Giuseppe Vittorio Raimondo Baudo sognava la sua fuga nel mondo dello spettacolo: "L'avevo deciso già a sette anni, interpretando in parrocchia il figlio di Santa Rita". Quando in terza liceo assiste alla restituzione di Trieste all'Italia, scopre cosa c'è dietro il piccolo schermo: "Telecamere, operatori, cavi Era come essere a Disneyland!". Nel frattempo però si dà al teatro, rappresentando con Pippo Fava (futuro giornalista ucciso dalla mafia) addirittura Aspettando Godot: "Beckett scrisse che sarebbe stato un successo se il pubblico si fosse annoiato. Il nostro fu un trionfo: il pubblico abbandonò la sala". Ma proprio alla vigilia della laurea in giurisprudenza, "presa nel 1959 solo per accontentare papà Giovanni", fugge a Erice per presentare la finale di Miss Sicilia: "e pur di farlo m'adattai a tornarmene a casa sdraiato in un camioncino di frutta e verdura!".

Il destino, ormai, era quello: l'isolano sbarca a Roma, si apposta tutte le mattine davanti alla Rai di via Teulada, "per commuovere qualche dirigente", finché strappa un provino addirittura ad Antonello Falqui, che lo classifica "fantasista per spettacoli minori" e lo ingaggia come pianista a seimila lire a esibizione. Ma Pippo non molla. Nel 1967 registra la prima puntata di Settevoci: il funzionario di turno bolla lo show come "intrasmettibile", "ma quando per un disguido saltò una puntata di Rin Tin Tin, furono costretti a tirare fuori la puntata intrasmettibile di Settevoci". Risultato: popolarità tale da farlo invitare come ospite di Mina, in una leggendaria esibizione che lo unisce - dunque equiparandolo - a Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora. "Fino al giorno prima erano i miei idoli. E ora io ero uno di loro!". La consacrazione definitiva è del 1968, con il primo dei suoi tredici Festival di Sanremo (record assoluto), dove fu costretto a interrompere il mitico Louis Armstrong, che si dilungava in scena: "Così passai alla storia come quello che gli aveva strappato la tromba di bocca!". Il che evidenzia un'altra qualità di Pippo: padroneggiare, e magari trasformare in spettacolo, perfino l'imprevisto. Come quando nell'84 fece salire sul palco di Sanremo i metalmeccanici dell'Italsider che minacciavano di bloccare il Festival, o quando nel '95 convinse l'"aspirante suicida" (ma era veramente tale?) Pino Pagano a non buttarsi giù dalla balconata dell'Ariston. Da Canzonissima 1972, in cui lui e Loretta Goggi sostituiscono la coppia Corrado-Carrà, è un'infilata di trionfi, puntualmente abbinati a scoperte di nuovi talenti: il proverbiale "Questo l'ho scoperto io!", insomma, risponde a verità. Con Secondo voi lancia Beppe Grillo, con Luna Park Heather Parisi, con Fantastico Lorella Cuccarini e il Trio Solenghi-Marchesini-Lopez. Per non dire di Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Bocelli, Giorgia... Gli anni '80 diventano gli anni di Baudo: l'interesse mediatico circonda le clamorose nozze con Katia Ricciarelli, e le polemiche alimentate dal suo leggendario iper-attivismo. "Mai nessuno prima aveva coperto da solo tutto il week end televisivo, al sabato sera con Fantastico, il giorno dopo con Domenica In". Non basta: ospitando assieme ai più grandi divi pop anche intellettuali come Moravia, Arbasino o Bevilacqua, Domenica In esalta il binomio intrattenimento-cultura. Perfino la rivalità con Mike Bongiorno, che anima per anni impagabili siparietti alle serate dei Telegatti ("Mike è un ingenuo, non un creativo: le sue gaffe non potrebbe mai inventarle a tavolino") o gli scontri con Maurizio Costanzo, la coabitazione con il quale in Mediaset si rivela presto improponibile ("Io e lui ci si stimiamo, ma a distanza") diventano spettacolo. Tanto presenzialismo spinge i benevoli a chiamarlo "Superpippo", ma i maligni l'accusano di vero e proprio "mandarinato". Fino all'inevitabile crack. A seguito di un battuta di Beppe Grillo che a Fantastico definisce "ladri" i socialisti di Bettino Craxi, il 6 gennaio 1987, in diretta tv Baudo risponde per le rime al presidente socialista della Rai Manca, che bolla di "nazionalpopolare" la sua tv. Inevitabile trasferimento a Mediaset. E inevitabile fallimento. Per un autocrate come "Superpippo" è impossibile adattarsi alla logica della tv commerciale. E pur di pagare una penale per tornare libero, deve vendere un intero palazzetto al centro di Roma.

"Il rientro in Rai fu durissimo. Mi tennero un anno in quarantena, psicologicamente ero a pezzi". Ma è un ritorno che avvia nuovi trionfi: Serata d'Onore, Numero uno, Papaveri e papere, cinque monumentali edizioni consecutive di Sanremo. Finché nel '97 ci ricasca. Litiga ancora con la Rai, ripara ancora in Mediaset, fa ancora flop.

Ed è su Raitre che ritorna con quello che ritiene "il programma del cuore": Novecento.

La terza età lo vede decano finalmente appagato, nessun sogno è rimasto nei suoi cassetti: "Tutto quello che volevo fare la Rai me l'ha fatto fare".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica