Un diario datato 1967 riscrive la storia di uno dei libri più amati e venduti del Novecento

Affinità e divergenze tra la stesura più vecchia e quella già nota: molte. Ce ne parla l'erede

 Un diario datato 1967 riscrive la storia di uno dei libri più amati e venduti del Novecento

Il 23 settembre, in coincidenza con il 50esimo anniversario, esce la nuova edizione di Lettera a un bambino mai nato. Pubblicato da Rizzoli, il volume presenta: la copertina della prima edizione, disegnata dall'autrice stessa; la prefazione ormai storica di Lucia Annunziata; una nuova prefazione di Francesca Mannocchi; una nota filologica; una splendida foto inedita di Oriana sulla quarta di copertina. Il motivo di maggior interesse, che rende indispensabile il volume, è la riproduzione del quaderno manoscritto della prima redazione della Lettera. Ritrovato in un cassetto alla morte della scrittrice, consta di 74 pagine, è intitolato Letter to a Never Born Child ed è datato «New York 1967». Non è un manoscritto sconosciuto: è stato esposto due volte. Ma è inedito. Il testo è in lingua italiana, ha la struttura del diario e ricorda molto da vicino, nella forma, la Lettera pubblicata nel 1975. Ci sono però alcune differenze importanti. Prima di tutto però chiediamo a Edoardo Perazzi, nipote ed erede della Fallaci, di spiegare alcuni punti decisivi.

Partiamo dalla grafia: «Nel quaderno c'è la grafia di Oriana, molto ordinata, un po' da bambina. La cosa che fa riflettere è la estrema pulizia della pagina. La Fallaci era solita correggere furiosamente i suoi libri. In questo caso, ci sono pochissimi ritocchi. Il che rende queste carte estremamente leggibili. Per questo abbiamo optato per una riproduzione anastatica. Chiunque potrà leggere questa redazione della Lettera direttamente dal manoscritto d'autore». La datazione, 1967, salta subito all'occhio: «Smentisce completamente la versione sempre avvallata da Oriana. La Lettera non nasce dall'inchiesta sull'aborto commissionata dall'Europeo nel 1975. Non scrisse di getto e il materiale già lo possedeva». Da cosa nasce allora la Lettera? «Dall'esperienza personale. Oriana ha avuto tanti aborti spontanei, non è mai riuscita a tenere un figliolo. Secondo la vulgata, il padre del bambino della Lettera sarebbe Alexandros Panagulis. Non è così. In famiglia l'abbiamo sempre saputo. Ha avuto un aborto, come si sa molto bene, come è raccontato anche da lei, da Panagulis, ma non è questo il caso». Chi potrebbe essere il padre? «Difficile dire. Ma se guardiamo alla data, 1967, si potrebbe ipotizzare che fosse uno degli astronauti della Nasa che Oriana aveva frequentato per lavoro, diventandone poi amica. Ma sono congetture mie». La Fallaci desiderava essere madre? «Quando era in luna molto buona, cosa che accadeva raramente, mi diceva: eh sì, tu sei nato quando sarebbe dovuto nascere anche mio figlio. Quando ero bambino, da neonato fino ai quattro anni, mi mandava cartoline e letterine. Probabilmente in lei era ancora molto fresco il ricordo dell'aborto spontaneo».

Veniamo al testo. L'incipit potete leggerlo, per gentile concessione di Edoardo Perazzi, nella pagina accanto. In sostanza, ricorda da vicino il testo pubblicato nel 1975 ma possiamo osservare alcune differenze di sostanza. L'accettazione della maternità è quasi immediata rispetto alla Lettera 1975. Qui sembra prevalere la paura del nulla e nulla è più atroce della mancata nascita (qui la Fallaci si trova in sintonia, ancora più sorprendente perché casuale, con il Giovanni Testori di Factum Est, dramma del 1981). Il padre, descritto come un personaggio mediocre, appare nella prima scena e viene subito liquidato come superfluo. Oriana sarà la madre e il padre di questo bambino. La Lettera 1975 non è così netta, il padre appare a testo inoltrato, anche se subisce lo stesso giudizio di Oriana: è un debole. Molto spazio nella Letter 1967 è dedicato ai genitori della scrittrice. I problemi della gestazione, in Letter 1967, sono ricondotti sì a un viaggio di lavoro come in Lettera 1975, ma anche a un rabbioso rapporto sessuale. In Letter 1967 ci sono poi nomi assenti altrove, l'amica Kathy, ad esempio. Le differenze maggiori, nelle pagine che abbiamo potuto vedere, sono la struttura a diario e il tono della narrazione. In Letter 1967 ci parla una ragazza, in Lettera 1975 ci parla una donna. La prima è anche sentimentale e rimane incantata, ad esempio, dalla natura. Nella Lettera 1975 c'è una granitica serietà di fondo. Il sentimento è più suggerito che espresso. Però già nel 1967 ci sono i marchi di fabbrica di Oriana: un uso sapiente della ripetizione, la punteggiatura ridotta all'osso, il senso del ritmo.

Tutte caratteristiche che suggeriscono la lettura ad alta voce. Certamente, nella Letter 1967, si avvertono la libertà innocente di Oriana e anche il destino che la minaccia. Non è quindi un'aggiunta marginale alla Lettera già nota ma il suo necessario completamento.

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