Fumata bianca

Il Papa e quattro Chiese: la difficile strada di Bergoglio

Il dialogo avviato con il patriarca Kirill, le complesse logiche confessionali ucraine e le differenze di atteggiamento verso Vladimir Putin. Il ruolo di "mediatore" di papa Francesco è tutto fuorché semplice

Il Papa e quattro Chiese: la difficile strada di Bergoglio

La funzione che il Vaticano sta cercando di ricoprire per la pacificazione del conflitto scatenato da Vladimir Putin in Ucraina non è semplice. Il Papa, rompendo gli indugi, si è recato presso l'ambasciata russa nella Santa Sede: il gesto è suonato più o meno come un candidatura a "mediatore". Ed è possibile che il vertice della Chiesa cattolica, seppur sotto traccia e senza investitura ufficiale, stia lavorando in queste fasi per il cessate il fuoco.

La situazione religiosa e confessionale vigente in Ucraina, però, è complessa. E i rapporti che il Santo Padre ed il Vaticano devono tenere in forte considerazione, anche rispetto all'attività diplomatica, si diramano in una serie di logiche diversificate. Dinamiche che risultano tuttavia essenziali per comprendere il contesto in cui avviene il conflitto. Alcuni elementi per nulla di contorno interessano i rapporti che le varie istituzioni ecclesiastiche presenti in Ucraina hanno con la Chiesa ortodossa russa, che è stata un'interlocutrice (lo è ancora) della stessa Santa Sede.

Jorge Mario Bergoglio, in questi nove anni di pontificato, non ha mai nascosto il sogno di un "cristianesimo universale". E a questo fine si è riconciliato, primo nella storia recente, con il patriarca di Mosca Kirill (o Cirillo I). L'ex arcivescovo di Buenos Aires e l'arcivescovo ortodosso di Mosca hanno avuto modo d'incontrarsi e di abbracciarsi a L'Avana, nel febbraio del 2016, dopo quattro anni passati ad edificare canali di dialogo.

Non è stato un passaggio scontato ma Francesco non ha mai celato il desiderio di una visita apostolica in Russia. In questi giorni così complessi, poi, si è spesso ricordato di quanto e di quando il Papa avesse dialogato volentieri anche con lo stesso Vladimir Putin, che per gli ortodossi russi, vista anche la prossimità con il patriarcato moscovita, può essere considerato qualcosa in più di un semplice capo di Stato. Comunque sia, chi, come Bergoglio, persegue il disegno del dialogo interreligioso a tutti i costi non poteva e non può dribblare la dialettica tra il cattolicesimo e gli ortodossi.

Una premessa utile - quella su Bergoglio, Kirill e la Russia - ad introdurre un altro fattore caratterizzante di questa vicenda: il forte legame che c'è tra una parte della Chiesa ortodossa ucraina ed il patriarca Kirill. Ma l'Ucraina, sotto il profilo religioso, presenta ulteriori particolarità: esiste un patriarcato ortodosso di Kiev, che è slegato da quello di Mosca, ed anche una Chiesa autocefala, che si dichiara sì ortodossa ma che si professa indipendente tanto rispetto al patriarcato di Kiev quanto rispetto a quello della capitale russa. E in questo ginepraio di differenze il Vaticano sta cercando di muoversi per accelerare un processo di pace.

Come se non bastasse in termini di complessità, vale la pena specificare come soltanto la metà degli ucraini siano ortodossi: una buona parte di popolazione appartiene alla Chiesa greco-cattolica che è assoggettata, per così dire, a Roma ma che presenta a sua volta alcune peculiarità, con tendenze culturali ed organizzative da Chiesa nazionale. Un altro attore in campo cui Jorge Mario Bergoglio ed il segretario di Stato Pietro Parolin devono guardare. Anzi, se possibile, la Chiesa greco-cattolico ucraina è quella cui il Vaticano deve badare con più attenzione, essendo la più vicina sotto il profilo istituzionale e confessionale.

Mentre il cardinale Pietro Parolin dimostra vicinanza ai cattolici ucraini, agli ortodossi ucraini e non solo, Kirill ha deciso in un certo senso di alzare il tiro: come ripercorso da Il Messaggero, Cirillo I ha sottolineato come papa Francesco non abbia stigmatizzato l'invasione dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin. D'altro canto, come si apprende dall'Adnkronos, i vescovi cattolici polacchi ma anche gli ortodossi ucraini (molti di quelli legati a Kiev ma anche più di qualche realtà che, prima della guerra, sarebbe stata associata al patriarcato di Mosca con una certa facilità) stanno domandando a gran voce al patriarca di Mosca di condannare la guerra senza tentennamenti. La tensione, insomma, per quanto resti unicamente sul piano teoretico, corre anche sul filo del dialogo interreligioso.

Ducentotrentasei chierici ortodossi russi, stando all'Ansa, hanno voluto esprimere dissenso rispetto all'atteggiamento sulla guerra del patriarcato di Mosca.

In ogni caso, numerosi commentatori, proprio per via della capacità che il Santo Padre ha avuto nel costruire e mantenere rapporti con entrambe le realtà in conflitto, ritengono che il Papa possa essere il miglior mediatore possibile tra le parti.

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