Il parlamento riapra: serve ora più che mai

Chiudere tutto e aprire il Parlamento. Al primo obiettivo Conte è giunto dopo l'ennesimo ritardo e dopo avere perso giorni preziosi, che costeranno altre vite

Il parlamento riapra: serve ora più che mai

Chiudere tutto e aprire il Parlamento. Al primo obiettivo Conte è giunto dopo l'ennesimo ritardo e dopo avere perso giorni preziosi, che costeranno altre vite. Altrettanto urgente è ora aprire il Parlamento, come richiesto da tutte le forze di opposizione (da Matteo Salvini a Giorgia Meloni, da Forza Italia a Idea) e ora anche da Matteo Renzi. E ormai da diverse voci autorevoli di quella che un tempo era chiamata opinione pubblica. Eppure queste richieste, incredibilmente, hanno sortito solo silenzio. Un silenzio inquietante. Ora è vero che il Parlamento non è completamente sospeso, visto che alcune commissioni si riuniscono, per uno, due giorni alla settimana. Un compito che soddisfa la funzione legislativa delle Camere ma che non basta per riempire l'altra funzione fondamentale, quelle di controllo dell'esecutivo. Soprattutto quando il governo è costretto a assumere decisioni drastiche, che sospendono le garanzie costituzionali, per di più con decreti amministrativi sul cui utilizzo diversi costituzionalisti hanno avanzato rilievi fondati. Ma è l'emergenza, sembrano pensare alcuni, e nell'emergenza si crea uno stato di eccezione che richiede rapidità ed efficacia decisionale. A parte che sulla rapidità e sull'efficacia, visti i risultati, nutriamo parecchi dubbi, se osserviamo la storia delle democrazie parlamentari vediamo che il ricorso alle Camere non è mai stato d'intralcio all'efficacia e neppure alla rapidità. Anzi, spesso esse hanno reso le decisioni più solide, proprie perché dotate di una legittimazione reale e non solo apparentemente formale. Un esempio lo troviamo nella storia delle due guerre mondiali. Nella prima, Italia, Francia e Regno Unito fecero lavorare i loro parlamenti, anche se molti cercarono di limitarli, come avvenne in Germania e nell'Impero asburgico, che non a caso persero la guerra. Non solo, le Camere allora rovesciarono anche i governi: non è un dramma, nell'emergenza, cambiare un esecutivo se il parlamento si rende conto che sta conducendo alla sconfitta. Il caso della sostituzione del governo Boselli con quello Orlando, in piena Caporetto, è da manuale: se l'incapace Boselli non fosse stato rimpiazzato, forse avremmo perso la guerra. E non viviamo oggi una moderna Caporetto, sia pure su tutt'altro fronte? Quanto alla seconda guerra mondiale, la democrazia britannica non avrebbe resistito sotto le bombe tedesche se Westminster non avesse eroicamente operato. Ma ci sono problemi di sicurezza, sostengono altri. Questa ci sembra la motivazione più ridicola. Nel Parlamento francese il numero di deputati positivi è assai più alto che nel nostro eppure il suo presidente ha fissato alcune regole precise per le plenarie: nessuno ha però mai pensato di sospendere l'attività parlamentare. Nella peggiore delle ipotesi, Camera e Senato potranno riunirsi, come proposto dal senatore Quagliariello, in un'altra sede, che consenta di garantire la sicurezza di tutti. Non si vede infatti come mai medici e infermieri, militari e poliziotti, siano al lavoro giorno e notte per garantire la nostra salute e sicurezza, mentre i parlamentari, eletti per rappresentare i cittadini, dovrebbero esimersi.

Da quello che non è un lavoro, come scioccamente ripetuto per anni, ma una missione: esattamente come quella dei sacerdoti che, nonostante la sospensione delle funzioni religiose, stanno in prima linea. Perché, quando la Nazione è in pericolo, il primo a imbracciare le armi per difenderla deve proprio essere il parlamentare.

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