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Il partito di Sanremo l'unico ad avere la maggioranza assoluta

La maggioranza sta, come una malattia, come un'abitudine

Il partito di Sanremo l'unico ad avere la maggioranza assoluta

La maggioranza sta, come una malattia, come un'abitudine. Ok, questo è il De André di Smisurata preghiera e magari con il festival dei fiori non ha molto a che fare, però con poche parole racconta la fortuna o la sfortuna di Sanremo. La maggioranza sta, davanti alla tv, con il 52% di share, in un sabato sera di quasi San Valentino, con dall'altra parte un Juventus-Napoli da destino scudetto, con l'austerity che bussa fuori e un divano dove rincantucciarsi come un'assicurazione sull'incertezza dei tempi. Perché il festival si vede e non si dice, perché c'è da sempre ed è come una vecchia zia che ripete cose banali ma rassicuranti e perché naturalmente Sanremo è Sanremo.Sanremo ti dice che la maggioranza esiste e non è una cosa scontata. La maggioranza in politica per esempio è una specie di chimera. Non quella semplice, ma quella del 50 per cento più uno, quella che ti fa governare senza rotture di scatole, senza Alfano e i suoi fratelli, senza il mercato dei sottosegretari, senza la lista della spesa del centro e gli eterni maldipancia di chi siede a destra o a sinistra del premier. Tutti i leader politici la cercano, ma nessuno la trova. La sognava Berlusconi, quando si ritrovava davanti il muso e il sorriso di Fini e di Casini. Ci scommette Renzi, che per rincorrerla l'ha battezzata Partito della nazione. La disegnano sulla carta i muratori delle riforme elettorali, con premi, collegi sempre più stretti, doppi turni e percentuali di sbarramento. Niente, la maggioranza sfugge, scappa, evapora, e sempre più si astiene o non vota. Ora sappiamo perché: sta davanti a Sanremo, con il telecomando in mano, ma senza cambiare canale.Sanremo sembra la funzione matematica del consenso che manca alla politica. Non è detto che sia la formula migliore, ma a quanto pare è la più rassicurante. Sanremo, dice Carlo Conti, è nazional-democratico. Sanremo è l'Italia e meno male che c'è. È una ricetta sommessa e mediana: buon senso, idee orecchiabili e giusto una punta di peperoncino. Sanremo è tradizione e sta attenta a non rottamare troppo. Vincono gli Stadio, con il volto dolce di Gaetano Curreri, che è l'amico leale del genio di Dalla e la faccia pulita di Vasco Rossi. Sanremo ti insegna che i giovani possono inseguire il talento, basta inscatolarlo in un talent show. Nel Sanremo di Conti le polemiche ci sono, ma con lo stesso sapore di una Coca-light. E poi ti dice che il giglio magico non può far paura. È solo il remake di Amici miei. Sanremo piace ed è pure un po' liberale, perché l'arcobaleno puoi metterlo oppure no.

Ma soprattutto ti convince che l'etica in fondo è solo un braccialetto della fortuna. La maggioranza sta e ha il volto di Carlo Conti, fuori onda resta la smisurata preghiera di chi viaggia in direzione ostinata e contraria.

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