Il 20 novembre 2015 a Dello, nel Bresciano, Parvinder Aoulakh, soprannominata Pinky, 27enne di origini indiane è stata data alle fiamme dal marito (ora in carcere con una condanna a 14 anni) perché voleva vivere libera, all'Occidentale. Su La Repubblica, commenta la sentenza della Cassazione sull'indiano Sikh che circolava con un coltello "sacro".
I giudici l'hanno condannato motivando: "Gli immigrati che hanno scelto di vivere nel mondo occidentale hanno l'obbligo di conformarsi ai valori della società nella quale hanno deciso 'di stabilirsi', ben sapendo che 'sono diversi' dai loro". Pinky, vittima di quel integralismo sfrenato che continua a mietere vittime in Italia e all'estero ammette: "Sì. Da una parte sono contenta. Dall'altra dico che il coltellino kirpan, tra noi sikh, lo portano solo le persone più oneste e innocue, quelle che sono da esempio per la comunità". E precisa: "Quando uno diventa onesto e fedele alla religione e alle sue regole, indossa quel coltellino. Per noi è il simbolo che connota la rettitudine, la positività. Lo indossano i nostri sacerdoti, per dire". Con questa spiegazione assolve l'indiano, ma ci tiene a precisare che la sentenza della Cassazione è "sbagliata per quel che riguarda il coltello, come ho detto. Perchè quelli che hanno il coltellino e i capelli lunghi sono i sikh migliori". Ma - prosegue Pinky - "sul principio invece che gli immigrati devono adeguarsi ai valori, alle leggi e ai costumi del Paese che li ospita, sono d'accordo".
"Se tu vieni in un Paese ti devi adegure alle regole. Non farlo è mancanza di rispetto. E' la nostra religione che lo prevede, anche. La religione sick predica la pace e la fraternità, l'uguaglianza, il rispetto. E il rispetto passa anche dall'adeguarsi alle regole e ai valori di chi ti ospita. L'ospitalità è un gesto di pace e solidarietà. Faccio un esempio: nei nostri templi, finita la preghiera viene offerto pranzo e cena come segno di ospitalità. Può venire chiunque, di qualunque nazionalità e religione" ci tiene a dire la 27enne. La sentenza secondo lei tocca la libertà di praticare la propria religione: "Chi ha il coltellino è il più fedele ai dettami del nostro culto". Insomma come nel caso del velo, usato dalle donne musulmane: "Le donne che si coprono non fanno del male. Piuttosto bisognerebbe fare regole per tutelarci da chi fa del male. Non prendere il piu debole come capro espiatorio. Quelli che fanno attentati non hanno il velo e sono uomini. Le donne col velo nel loro Paese subiscono violenze fisiche e psicologiche. Prendiamocela coi forti e i malvagi, non coi deboli".
Pinky, nel suo passato, ha testato la violenza legata alla religione ma non smette di credere in quello
che le hanno insegnato in famiglia: "Ho rispetto per i valori del Paese dove vivo e che mi ospita. Me lo ha insegnato la mia famiglia: se vai in un posto rispette le regole di lì, altrimenti torni a casa tua".
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