La pediatra: "Coronavirus meno grave nei bimbi, ma occhio ai baby malati cronici"

L'avvertimento dell'esperta: "L'allerta deve essere elevata e il controllo molto attento, il 20% dei bimbi ha una patologia cronica"

La pediatra: "Coronavirus meno grave nei bimbi, ma occhio ai baby malati cronici"

Il Coronavirus in Italia sta colpendo anche i minori: questa mattina sono stati confermati 6 contagi in Lombardia e uno in Veneto. Perciò risulta utile consultare gli esperti del campo, specialmente in questo momento. Sulla questione è intervenuta Susanna Esposito, presidente dell'Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici (Waidid): "Dai dati pubblicati finora, le manifestazioni cliniche e l'andamento dell'infezione da nuovo Coronavirus nei bambini sembrano essere meno gravi". E anche i dati di mortalità risultano essere favorevoli poiché al momento non vi sono stati decessi in età pediatrica: "Non è noto per quale motivo avvenga, ma fino a oggi è stato osservato questo".

Il professore ordinario di Pediatria all'università di Parma, contattato in escusiva dall'Adnkronos, ha voluto precisare: "Vale per quel 20% di bambini che soffre di patologie croniche: in queste situazioni l'allerta deve essere elevata e il controllo molto attento". Nel nostro Paese il 20% dei più piccoli "ha una patologia cronica, come l'asma bronchiale, la fibrosi cistica, oppure una immunodepressione dovuta a cause diverse". In tal caso "l'allerta sanitaria deve essere elevata" e bisogna lavorare per far sì che "il paziente pediatrico sia comunque ricoverato, perché non è noto quale sia il rischio di complicanze in queste categorie".

Cosa bisogna sapere?

Esposito ha sottolineato che, da un punto di vista generale, "l'evoluzione dell'infezione nel bimbo sano è favorevole". Le condizioni di rischio per un'evoluzione complicata "sono l'età inferiore ai 6 mesi o la presenza di una malattia sottostante: sono elementi che richiedono sempre il ricovero"; mentre i bimbi che presentano forme lievi "possono essere gestiti in isolamento a casa, con controllo attivo e quotidiani da parte dei medici".

Uno dei fattori più importanti sarà quello di capire la durata dell'eliminazione (shedding) del virus dall'organismo dei bambini: "Di solito questo periodo di tempo per i piccoli è più lungo: per l'influenza si aggira sui 7-10 giorni e per condizioni più complesse sono necessarie anche tre settimane". Sorge una domanda: perché ci sono meno casi di Coronavirus rispetto a quelli di influenza? "Quest'ultima colpisce per antonomasia i più piccoli a causa della vita che fanno, una vita di comunità in cui hanno contatti con moltissimi coetanei".

Il Covid-19 a oggi è diverso: "I bambini non hanno occasione di venirne a contatto perché di certo ora non ci sono gite o viaggi in Cina". Ma appare "logico" che nella situazione attuale "cercando nelle aeree rosse, si trovino dei casi".

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