Io e mia mamma ormai sembriamo due rimbambiti, lei più di me, ma pure io non scherzo, anzi, considerando che io ho quarantotto anni e lei settantaquattro, sono messo peggio io. Insomma, sempre a dirci: «Ma è già passato un anno? Sembra ieri». «Questo è avvenuto dieci anni fa? Sembra il mese scorso». «Com'è volata questa settimana». Tanto più che mia figlia sta crescendo a una velocità spaventosa, ha già sei anni e mezzo e neppure me ne sono accorto. Ma a lei questi sei anni e mezzo sono sembrati lunghissimi.
In fondo lo abbiamo sempre saputo, perché lo abbiamo vissuto, soprattutto superata una certa età: il tempo sembra passare più velocemente di quando eravamo giovani. Una settimana di un ventenne non è come una settimana mia. Più andiamo avanti con gli anni, più il trascorrere del tempo è come se accelerasse, e adesso arriva anche una ricerca neuroscientifica a confermarlo: abbiamo delle strutture del nostro cervello preposte a calcolare il tempo e che si modificano con il passare degli anni; e, modificandosi, modificano la nostra percezione. L'intensità con cui viviamo gli eventi, e dunque la loro durata interiore, cambia a seconda dell'età del nostro cervello.
Certo è che il tempo non è più la cosa scontata di una volta: se scendiamo al di sotto degli atomi, per la fisica quantistica il tempo neppure esiste, per la relatività di Einstein passa diversamente a seconda dei campi gravitazionali, per cui un'ora intorno a un buco nero corrisponde a decine di anni sulla Terra (ma già in montagna il tempo passa di qualche miliardesimo di secondo più velocemente che a livello del mare). Adesso il tempo è relativo anche nella nostra mente, determinato unicamente dai meccanismi di neuroni e sinapsi. Come tutto ciò che percepiamo, del resto. Marcel Proust c'era arrivato nel suo capolavoro Alla ricerca del tempo perduto, ma c'è arrivato anche Vasco Rossi quando canta: «Ed ora che non mi consolo guardando una fotografia/ mi rendo conto che il tempo vola/ e che la vita poi è una sola».
Tuttavia questo confuta definitivamente quella retorica giuliva della mezza età, ma quale mezza? L'altra metà, oltre a riservarci molti acciacchi, sarà molto più rapida, ma molto meno indolore. L'unica cosa a essere più lenta sarà la deambulazione, quando avremo bisogno di un bastone per camminare.
Intanto s'è fatto tardi, vi saluto, devo chiamare mia mamma per invitarla a venirmi a trovare a Roma, sono già passati due mesi dall'ultima volta che ci siamo visti. E di sicuro lei mi dirà: «Ma se sono venuta la settimana scorsa!».
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