Ha ricevuto una condanna a tre anni e dieci mesi di reclusione per abusi sessuali su minori il custode del convitto Pietro Cuppari di Alanno (Pescara) indagato dallo scorso anno dopo la denuncia di due delle sue vittime.
E proprio per i reati commessi nei confronti di costoro, gli unici due a costituirsi parte civile nel processo a suo carico, Dante Di Serio è stato giudicato colpevole dal tribunale di Pescara. Gli altri due giovani che avrebbero subìto lo stesso genere di molestie e morbose attenzioni da parte del condannato non hanno fatto altrettanto, non costituendosi in giudizio. Dunque per gli episodi che riguardavano questi ultimi il giudice ha assolto il custode, con la motivazione che il fatto non sussiste.
Gli episodi incriminati risalgono a un periodo compreso tra febbraio e marzo del 2018. Di Serio, secondo la ricostruzione dei fatti, in più occasioni avrebbe invitato i giovani a vedere la televisione insieme durante le ore notturne all'interno della propria camera da letto, dove sarebbero avvenuti abusi e molestie. Il custode avrebbe mostrato i propri genitali, masturbandosi dinanzi agli occhi delle vittime, approcciate con baci sul collo e palpeggiamenti. Furono i racconti degli studenti a far scattare l'allarme ai vertici del convitto prima ed ai carabinieri poi, ed a portare all'installazione di videocamere che hanno incastrato Di Serio, pur dichiarandosi costui, fino all'ultimo, innocente.
L'accusa aveva in realtà richiesto 5 anni di carcere, vista anche l'aggravante dell'abuso di poteri all'interno dell'istituto e la violazione dei doveri del pubblico servizio. Tuttavia tra le attenuanti generiche e lo sconto di pena conseguente alla richiesta di rito abbreviato il totale è arrivato a 3 anni e 10 mesi, cui si aggiunge anche l'interdizione perpetua da scuole e strutture pubbliche e private frequentate da minori.
L'interdizione si estende poi anche ai pubblici uffici (per 5 anni) ed a ogni tipo di lavoro che preveda contatti con minori (1 anno).Il risarcimento è stato fissato a 10mila euro per ognuna delle 2 vittime, a cui si addizionano 3mila euro per ciascun genitore costituitosi in giudizio.
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