C'è qualcosa di davvero irragionevole nella proposta avanzata dagli eletti al Senato della Südtiroler Volkspartei (il partito maggioritario nel Tirolo meridionale) di reintrodurre alcune festività religiose che erano state eliminate negli anni scorsi.
Nessuno è ostile a San Giuseppe, né c'è chi avversi la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ma è pur vero che quanti propongono di fare rinascere simili tradizioni dovrebbero essere più consapevoli delle conseguenze: anche immaginando di reintrodurle in sostituzione di altri giorni di sospensione dal lavoro. Se proprio lo vogliono, questi rappresentanti del popolo dovrebbero individuare eventuali sostituzioni, abolendo alcuni giorni dedicati a commemorazioni civili.
Un rappresentante dei cittadini, in effetti, dovrebbe essere consapevole della difficile situazione economica in cui siamo e dovrebbe capire che la nostra economia potrà rimettersi in piedi solo se le imprese competeranno con più efficacia sul mercato globale. Una simile proposta di legge (qualora fosse approvata) implicherebbe invece una riduzione della produttività degli impianti, senza che a tale mancata attività corrisponda una compressione dei costi. Con tale ipotetica riforma, infatti, si suggerisce di far lavorare meno i dipendenti in cambio degli stessi soldi.
Tra le righe della proposta si riconosce con facilità un calcolo di opportunità a favore dell'economia locale tirolese, quando si sostiene che una limitata perdita in produttività sarebbe accompagnata da uno sviluppo significativo delle attività turistiche. Non appare questo il miglior modo, però, per dare slancio all'economia nel suo insieme e dirigersi verso una maggiore prosperità.
In ragione del loro legame con il territorio, i tre senatori sudtirolesi dovrebbero semmai battersi per fare decidere a livello regionale quali feste mantenere e quali abolire, senza penalizzare le aziende. Vogliono far rinascere in Tirolo queste tradizioni? Facciano il possibile per reintrodurre questi giorni festivi al posto di altri: facendo sì che i giorni di lavoro complessivi, comunque, non diminuiscano.
In effetti, non c'è proprio bisogno di moltiplicare le vacanze e nemmeno i «ponti», che fatalmente accompagnano la celebrazione di tali festività. C'è invece la necessità di risvegliare una cultura del lavoro e della responsabilità, dell'impegno e della serietà, nella consapevolezza che siamo in una situazione molto complicata e dobbiamo quindi lavorare più di quanto già non si stia facendo.
Oltre a ciò, dobbiamo anche avere ben presente che le imprese private non possono essere penalizzate in ogni circostanza. L'introduzione di altre cinque festività si accompagnerebbe, all'incirca, a una mancata produzione intorno al 2%. Si tratterebbe di un danno significativo, specie per chi fin da ora fa fatica a restare sul mercato e soddisfare la clientela.
Alla fine, quei giorni in più di vacanza si tradurrebbero, per tante aziende, in perdite significative e magari anche in tagli ai posti di lavoro. E questo non è proprio il miglior modo di rispondere alle sfide che ci attendono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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