È iniziata da ormai dieci giorni la lotta per limitare il contagio da coronavirus, partito, in Italia, dalle zone del Lodigiano. Per farlo, dieci Comuni sono stati messi in quarantena. E il modello della "zona rossa" è stato approvato anche dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che "ha espresso giudizi positivi e lusinghieri per il modello che abbiamo adottato e che vorrebbe prendere ad esempio anche per altri Paesi".
Ma il prefetto di Lodi, Marcello Cardona, che sta cercando di "costruire la più grande e sofisticata diga anti-contagio mai eretta in Europa", rivela a Repubblica che, "le misure indispensabili ad affrontare l’emergenza, in un’area dove il Pil annuale supera 1,5 miliardi di euro, secondo i sanitari sono ancora agli inizi". Il punto di partenza per affrontare l'emergenza è stato "isolare il focolaio del coronavirus", mossa che, a detta di Cardona, "ci ha fatto guadagnare tempo per salvare Milano e le grandi città del Nord Italia". Ma adesso, "assieme a medici e scienziati, dobbiamo accelerare l’organizzazione, non solo sanitaria, del mondo nuovo segnato dall’epidemia".
Sulla stessa linea anche il direttore generale dell'azienda sanitaria di Lodi, Massimo Lombardo, che a Repubblica avrebbe spiegato: "La priorità è stata data alla cura dei colpiti dal Covid-19. Ora siamo al lavoro per cambiare radicalmente gli ospedali sul fronte del focolaio". In Italia, però, è impensabile seguire l'esempio della Cina, che ha costruito nuove strutture apposta per accogliere i contagiati: "gli operai- specifica Lombardo- sono già al lavoro per adeguare profilo, quantità e qualità di servizi che l’epidemia costringe a ripensare totalmente".
Dal vertice della "zona rossa", secondo quanto riporta Repubblica, sarebbe emerso che "in una città come Milano potrebbe non bastare un ospedale riservato agli infetti, ma servirebbero almeno dieci strutture organizzate in modo diverso da quanto fino a ieri immaginato". Il piano sarebbe quello di preparare la Lombardia e il Nord Italia "a reggere l'urto di una possibile grande ondata di pazienti con polmoniti da coronavirus in pronto soccorso, reparti di terapie intensive e di malattie infettive". Infatti, i contagi, nei prossimi giorni, potrebbero aumentare "in modo esponenziale". In questo caso sarebbe "troppo costoso mantenere le strutture miste ideate prima dell’epidemia": i reparti andranno riorganizzati e bisognerà cercare personale "attingendo anche tra pensionati e specializzandi". Infine, la "zona gialla" potrebbe essere "estesa a tutte le regioni settentrionali", così da creare "una barriera sanitaria attorno alle aree del Paese con la più alta densità di presìdi medici, a garanzia di Ue e resto d’Italia".
Inoltre, il capo della protezione civile, Angelo Borrelli, ha esposto la possibilità di "rimettere in campo" le "tante strutture ospedaliere chiuse per la riorganizzazione sanitaria". Oggi, l'assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha precisato la presenza di "un buon numero di terapie intensive, 900, ne avevamo destinate ai pazienti con coronavirus 121, stiamo recuperando in queste ore altri 50 posti, approntando ventilatori portatili in ex blocchi operatori, poi abbiamo chiesto un aiuto al privato accreditato, che sta rispondendo molto positivamente". E ha aggiunto: "Il sistema c'è, è un sistema che sta reagendo molto bene, ampio e solido. È chiaro che questo incalzare così imponente della malattia ci sta mettendo a dura prova". Inoltre, nel corso della trasmissione Agorà, Gallera ha esposto anche la possibilità di "dedicare alcune strutture ospedaliere per la gestione esclusiva dei pazienti del coronavirus; pensiamo a 3-4 strutture in tutta la Regione". Infatti, gli ospedali hanno oggi dei reparti riservati: "Forse la cosa migliore è avere alcune strutture tutte dedicate alle malattie infettive. È un ragionamento che stiamo facendo".
Oggi, i vertici regionali sanitari e della protezione civile visiteranno gli ospedali di Lodi, Codogno e Cremona e verranno distribuite le 19mila mascherine, arrivare nei giorni scorsi e destinate "ad uso civile".
Ma ora, dopo l'allarme per la carenza delle mascherine e quello per i tamponi, sembra sorgere un altro problema: "Servono scorte di ossigeno- avrebbero detto i medici- perché i pazienti con insufficienze respiratorie importanti aumenteranno per settimane".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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