La super bomba GBU-57 e il bunker nucleare: i dubbi di Trump sull'attacco coi bombardieri

Secondo il Guardian il presidente americano non è sicuro che un attacco con l'ordigno anti bunker sia sufficiente a distruggere il sito di Fordow. Giallo sul possibile uso dell'atomica

La super bomba GBU-57 e il bunker nucleare: i dubbi di Trump sull'attacco coi bombardieri
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Donald Trump non ha fretta. Il presidente avrebbe infatti diversi dubbi sulla possibilità di entrare in guerra contro l'Iran, in particolare per quanto riguarda l'eventuale blitz contro il super bunker di Fordow, dove l'Iran lavora al suo programma nucleare. Secondo un'esclusiva del Guardian il presidente non sarebbe ancora convinto di attaccare. Fonti dell'amministrazione hanno raccontato che il presidente darebbe il via libera all'attacco solo se le cosiddette "bombe anti bunker" fossero in grado di distruggere in modo definitivo la struttura nucleare sotterranea. Fonti sentite da Cbs News hanno detto che il presidente è stato informato sia dei rischi che dei benefici di un bombardamento e pare che il tycoon si sia convinto che metterlo fuori uso sia indispensabile per fermare il programma nucleare. Il presidente, riporta il network americano, "crede che non ci siano molte alternative. Portare a termine il compito significa distruggere Fordow".

Ufficiali del Pentagono hanno detto al presidente che la GBU-57, l'ordigno da quasi 14 tonnellate designato per distruggere strutture sotterranee, sarebbe in grado di mettere fuori uso Fordow, ma il presidente non sarebbe convinto al 100%. Secondo due funzionari sentiti dal Guardian, l'efficacia della GBU-57, è stata al centro di un grosso contenzioso tra i corridoi del Pentagono fin dai primi giorni della nuova amministrazione. Secondo alcuni analisti del dipartimento della Difesa solo un'arma nucleare tattica sarebbe in grado di distruggere davvero il sito.

Fordow
Il sito di Fordow visto dal satellite

Altri funzionari hanno spiegato che per il momento la Casa Bianca non sta in alcun modo considerando l'uso di un ordigno nucleare. Non solo. Né il capo del Pentagono, Pete Hegseth, né il capo di stato maggiore congiunto, il generale Dan Caine, avrebbero anche solo avanzato l'ipotesi di strike atomico durante le ultime riunioni nella Situation Room.

Al di là dei dubbi di Trump, nel Pentagono si discute molto. Secondo alcuni briefing arrivati sulla scrivania di diversi funzionari della Difesa, non si può escludere che l'uso di bombe convenzionali in un pacchetto che comprenda anche diversi GBU-57, siano insufficienti per penetrare abbastanza in profondità nel sottosuolo e causare sufficienti danni a rendere il sito inutilizzabile. Nello stesso briefing si suggeriva uno scenario diverso, ovvero attaccare Fordow (che si trova a una profondità di circa 90 metri) con una serie di ordigni convenzionali per "ammorbidire" il terreno e poi sganciare una bomba nucleare da un bombardiere B-2 per cancellare il resto della struttura. Al momento, è bene ribadirlo, Trump non sta considerando questo scenario. Ma è evidente che i dubbi all'interno di tutta l'amministrazione non mancano. Questi briefing sarebbero stati prodotti dall'agenzia DTRA, Defense Threat Reduction Agency, un ufficio del dipartimento della Difesa che ha testato la GBU-57.

La questione delle bombe anti bunker non è banale perché lo strike con le GBU-57 è molto complesso. Nel caso in cui venisse ordinato l'attacco e non si arrivasse alla completa distruzione di Fordow, gli Usa rallenterebbero la capacità di Teheran di avere armi all'uranio, ma non farebbe finire in modo completo il programma. Questo scenario è quindi delicato non solo per questioni militari, ma anche politiche. Trump non vuole rischiare la figuraccia nel caso in cui il sito non venga messo fuori uso e per questo vuole avere certezze, certezze che però non possono essere garantite al 100%.

Fordow racchiude le chiavi della guerra tra Iran e Israele. Per Tel Aviv e Washington mettere fuori uso il sito è indispensabile per chiudere il progetto atomico degli ayatollah. L'AIEA nei mesi scorsi aveva rilevato che il sito era arrivato ad arricchire l'uranio fino all'83,7%, un limite molto vicino al 90% ritenuto necessario per un ordigno atomico. I dubbi dietro l'efficacia delle GBU-57, scrive ancora il Guardian, sono legata a due fattori: la struttura del bunker nascosto sotto terra e sotto le montagne e il fatto che la bomba anti bunker non sia mai stata usata in questo tipo di situazione.

In attesa di una decisione da parte del presidente Usa prende corpo anche un'altra ipotesi e cioè che sia Israele a sganciare la GBU-57. Come ha scritto il portale The War Zone, da tempo si discute della possibilità di sganciare quel tipo di arma da un velivolo cargo, come un KC-130H, C-130H, and C-130J. Un utilizzo della GBU simile richiederebbe però che le difese aeree iraniane siano quasi assenti, una condizione ancora incerta nonostante sia Tel Aviv che Washington abbiano dichiarato di avere il controllo dei cieli iraniani.

Per il momento questo tipo di operazione rimane solo

sulla carta anche se non mancano dei precedenti. Durante la guerra del Vietnam una BLU-81 Daisy Cutter venne sganciata da un C-130, mentre qualche anno fa, nel 2017 un altro C-130 ha scaricato sull'Afghanistan una GBU-43.

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