Cronache

Il piccolo Alvin torna a casa: gioia e lacrime all'incontro con il padre

La svolta arriva dopo i servizi de Le Iene. Fondamentale la straordinaria missione di cooperazione internazionale

Il piccolo Alvin torna a casa: gioia e lacrime all'incontro con il padre

Sorridente ed emozionato. Così Alvin Berisha è finalmente tornato a casa dopo cinque anni. Certo, è un po' claudicante: dovrà essere sicuramente curato a causa della probabile denutrizione e delle ferite riportate a un piede e a un orecchio. Ma la gioia di poter abbracciare la sua famiglia è davvero immensa. Il piccolo è arrivato all'aeroporto di Fiumicino questa mattina, venerdì 8 novembre, poco prima delle 8.00: nelle prossime ore raggiungerà Barzago, piccolo paese della Brianza, per tornare a vivere con il padre e con le due sorelle maggiori.

In albergo a Beirut, dov'era stato trasferito dal personale dello Scip, ha chiesto pollo e patatine. "Ha ordinato lui e l'abbiamo assecondato", ha dichiarato la dirigente della Polizia di Stato. Si era pensato anche a una Coca cola ma alla fine si è preferito dargli da bere dell'acqua. La dirigente dello Scip, Maria Giuseppa Falcicchia, e i suoi collaboratori gli hanno fatto i primi regali: giochi e libri per bambini e ragazzi.

Un importante ruolo hanno svolto i vari servizi de Le Iene, a cui papà Afrim si era appellato per cercare di rivedere suo figlio. Lo scorso 25 settembre era riuscito a raggiungerlo e a incontrarlo, ma i documenti rilasciati dall'ambasciata albanese non erano bastati per poterlo riportare con sé. Per diversi giorni il palazzo di Regione Lombardia si è illuminato con la scritta "Free Alvin". Tutti piccoli gesti che non sono andati a vuoto.

Nel campo di Al Hol nel nord della Siria, dove è stato portato nel 2014 dalla madre diventata poi combattente dell'Isis, tra donne e bambini si contano circa 70mila persone. Si tratta della prima volta che un minorenne raggiunge un Paese europeo dopo essere uscito da quella zona, dove ogni giorno si viveva una situazione infernale: la donna lo aveva messo a disposizione della jihad, obbligandolo a frequentare addestramenti per la lotta corpo a corpo e l'uso delle armi.

La cooperazione

Fondamentale è stata la straordinaria missione di cooperazione internazionale: nell'operazione sono stati coinvolti Scip, il servizio interforze di polizia, Ros, raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, consolato albanese, Croce rossa italiana e operatori della Mezzaluna Rossa. Ieri mattina il padre aveva sussurrato al figlio durante una chiamata: "Le persone che ti stanno accompagnando sono amici di papà. Non devi avere paura". Ma Afrim ora ha un altro obiettivo: "Adesso bisogna riportare a casa anche tutti gli altri bambini".

Tommaso Della Longa, elogiando Italia e Albania, sulla gestione dei rimpatri dei figli dei foreign fighters ha dichiarato: "Siano ora di esempio ad altri governi. Inizino a valutare caso per caso la situazione delle migliaia di donne e bambini stranieri presenti ad al-Hol, invece di stigmatizzarli in modo generico e come affiliati a un gruppo specifico". Il portavoce della Federazione internazionale della Croce rossa ha infine concluso: "Le notizie di oggi dimostrano che se c'è volontà politica, una soluzione è possibile".

Esulta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che sui propri profili social ha commentato: "Felici della liberazione di Alvin che è stata frutto di un grande gioco di squadra cui ha partecipato attivamente la Farnesina e la nostra rete diplomatica. Finalmente potrà ritornare in Italia per riabbracciare la sua famiglia.

Evviva".

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