L'appunto

Una polveriera sotto il tappeto

Veleni tra i Lumbard

Una polveriera sotto il tappeto

Che non ci sarebbe stata partita lo si era capito da tempo, perché è evidente che l'improbabile candidatura dello sconosciuto Gianni Fava non poteva neanche impensierire la corsa solitaria di Matteo Salvini alla riconferma come segretario della Lega. Così è stato, con numeri tanto bulgari - l'82,7% dei consensi - da rendere queste primarie del Carroccio più simili a una colorita kermesse di partito che a un vero momento di democrazia interna. Non solo, infatti, non ha corso nessuno dei colonnelli della Lega (a partire da quel Luca Zaia che tutti immaginano come vera alternativa a Salvini), ma si è pure scelto di far scendere in campo un candidato magari volenteroso ma comunque debolissimo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e dice che se queste sono le primarie se ne può fare benissimo a meno. È evidente, infatti, che nella Lega non c'è stato alcun confronto tra le diverse anime del movimento e che il dissenso - che c'è ed è salutare ci sia in qualunque partito - è rimasto sotto il tappeto. È anche per questo che dei circa 15mila militanti che avevano diritto di voto se ne sono presentati alle urne poco più della metà.

Tutto questo succede mentre Salvini sta provando a ridisegnare il Carroccio. Da una parte con la svolta lepenista (bocciata pubblicamente da Roberto Maroni e in privato da molti altri big) e dall'altra con il tentativo di trasformare la Lega in un partito nazionale. Un confronto reale, insomma, sarebbe stato certamente positivo, soprattutto sul primo punto, visto che nell'ultimo mese il quadro politico europeo è andato mutando. In Francia, infatti, la sconfitta di Marine Le Pen ha confermato che il modello populista-identitario non vince e anzi compatta gli avversari. Mentre il successo di Emmanuel Macron dice che esiste uno spazio di manovra anche per chi sostiene convintamente l'Europa. Una tendenza che ha trovato conferma ieri con l'importante vittoria della Cdu di Angela Merkel nelle elezioni in Nord Reno-Westfalia, il land più popoloso della Germania con quasi 18 milioni di abitanti.

Non è un caso, dunque, che nel centrodestra siano in molti a guardare in questa direzione. Certamente lo sta facendo

html">Silvio Berlusconi, convinto che alle prossime elezioni si possano davvero avere chance di vittoria solo presentandosi uniti e senza fare il verso al populismo.

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