Ponte crollato a Genova

Ponte Morandi, il Mit sapeva del rischio crollo già nel 2015

Un documento sequestrato dalla Gdf nelle sedi di Atlantia e Autostrade svela che il Ministero delle Infrastrutture sapeva del rischio crollo di ponte Morandi già nel 2015. Un rappresentante del Mit partecipò a una riunione del Cda di Autostrade

Ponte Morandi, il Mit sapeva del rischio crollo già nel 2015

Un documento risalente al 2014 parlava del rischio crollo di ponte Morandi. Documento di cui il Mit (Ministero delle Infrastrutture) era venuto a conoscenza nel 2015, tre anni prima che il viadotto sul Polcevera crollasse - era il 14 agosto 2018 - provocando 43 morti. Il documento, riferisce Repubblica, finora segreto, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza nelle sedi di Autostrade per l'Italia (Aspi) e Atlantia (la holding del gruppo Autostrade). Ma, ed è questa la cosa più grave, alle sedute del cda di Aspi in cui tale documento era stato reso noto aveva partecipato anche un rappresentante del Mit, membro del Collegio sindacale. Proprio questo organo, con il cda, aveva condiviso "l'indirizzo di rischio basso" per il ponte Morandi.

Aspi, in una nota, precisa: "La società non è in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l’indirizzo del cda alle strutture operative è di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore, adottando ogni opportuna cautela preventiva". Aggiungendo che "Per quanto riguarda l’area dei rischi operativi, nella quale rientrava anche la scheda del Morandi, il cda di Autostrade ha sempre espresso l’indirizzo di mantenere la propensione di rischio al livello più basso possibile". Dunque, per Aspi il rischio era solo teorico. Rischio evidentemente sottovalutato.

Anche dal Mit. La notizia del sequestro del documento scottante si è fatta sentire in Borsa, dove mercoledì il titolo di Atlantia ha perso il 2,22 per cento. Il sequestro risale allo scorso marzo, quando i finanzieri del Nucleo operativo metropolitano e del Primo gruppo genovese delle Fiamme Gialle avevano fatto visita alle sedi di Atlantia e Aspi alla ricerca di carte e documenti che provassero eventuali responsabilità delle due società sul crollo del viadotto. In quella occasione la Gdf aveva portato via, oltre al documento di cui ha dato conto Repubblica, anche altre relazioni tecniche a corredo del "catalogo del rischio". Relazioni in cui gli ingegneri si dicevano preoccupati per la stabilità del ponte, essendo impossibile monitorare gli stralli e i cassoni del Morandi.

Il documento era stato vagliato nel 2015 dai cda di Aspi e Atlantia. Nello stesso periodo, era stato presentato il progetto di consolidamento delle due pile del viadotto ritenute più a rischio: 9 (quella crollata) e 10. Due anni dopo, però, si verificano due importanti variazioni. La prima, il passaggio delle responsabilità sul ponte dalle Manutenzioni dirette da Michele Donferri Mitelli alla Direzione di tronco di Genova, guidata da Stefano Marigliani (entrambi indagati). La seconda, la sostituzione nel "catalogo del rischio" del concetto di "crollo" con quello, più blando, di "perdita di staticità". Perché è stato fatto? È la domanda che la procura di Genova, responsabile dell'inchiesta sul crollo del Morandi, ha fatto a Donferri Mitelli e Marigliani. I due, però, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Le ultime novità sul nuovo viadotto

Nel frattempo, i lavori di ricostruzione del ponte vanno avanti senza sosta da aprile. L'obiettivo è di terminarli entro giugno 2020, con l'apertura del nuovo viadotto al traffico prevista nel 2021. Questa settimana, però, nel cantiere sul Polcevera si è verificato un incidente.

Una gru si è inclinata con un bilancio di 3 feriti tra gli operai, nessuno dei quali, fortunatamente, in modo grave.

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