Ponte Morandi, in procura la lista con i nomi di chi sapeva

La lista sul tavolo dei pm di Genova comprende i vertici di Autostrade e dirigenti del Mit e di altri enti preposti al monitoraggio del ponte Morandi

Ponte Morandi, in procura la lista con i nomi di chi sapeva

Tredici: tanti sono i nomi della lista delle persone che avrebbero saputo, a vario titolo, delle criticità del ponte Morandi di Genova, crollato lo scorso 24 agosto provocando la morte di 43 persone.

Come riporta l'edizione odierna di Repubblica, sulla scrivania dei pm genovesi che indagano sulle cause della tragedia è arrivato un elenco di vari professionisti e dirigenti, sia del ministero che della società Autostrade, concessionaria per l'A10, di cui il cavalcavia sul Polcevera faceva parte.

Grazie al lavoro della Guardia di Finanza e ai sequestri di materiale sensibile sia al ministero dei Trasporti che nelle sedi di varie società è stato possibile includere nella lista Vincenzo Cinelli del Mit, direttore generale della Vigilanza, Bruno Santoro, capo della Divisione tecnico-operativa della rete autostradale dello stesso ministero, e Giovanni Proietti, responsabile della Divisione analisi e investimenti sempre al dicastero guidato da Danilo Toninelli.

Nell'elenco vi sono inoltre diversi uomini ai vertici di Autostrade per l' Italia: il presidente del cda Fabio Cerchiai, l' amministratore delegato Giovanni Castellucci, il direttore centrale Operation Paolo Berti, il direttore del Primo Tronco di Genova Stefano Marigliani e Michele Donferri, direttore delle Manutenzioni e degli Interventi.

Per Spea, la società di Atlanta incaricata di sovrintendere al monitoraggio e ai progetti della rete autostradale compaiono i nomi dell' amministratore delegato Antonino Galatà, del responsabile del progetto di retrofitting Massimiliano Giacobbi e del capo del piano sicurezza Massimo Bazzanelli. Infine nell'elenco sono inclusi anche i nomi del provveditore alle Opere pubbliche Roberto Ferrazza e di Carmine Testa, capo dell' Ufficio ispettivo territoriale del Mit che ha sede a Genova.

Nessuna notizia di reato

Secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle basate su quanto emerge da alcune email i 13 sarebbero stati a vario titolo a conoscenza, almeno da qualche anno, delle criticità che interessavano il ponte crollato. Va però detto che al momento non è stata trasmessa alcuna notizia di reato, poiché ad oggi non è possibile ancora stabilire quali reati siano contestabili a chi. La procura del capoluogo ligure però valuterebbe l'abuso di ufficio, l'omissione in atti di ufficio e altre ipotesi di reato.

La seconda lista

C'è però anche una seconda lista, con i nomi di altre 12 persone che prima del 2015 rivestivano ruoli di responsabilità in enti e società interessati alla sicurezza del ponte e che avrebbero potuto sapere. Ora la magistratura deve stabilire se tutte queste persone sapevano e hanno sottovalutato il rischio o invece non avevano i presupposti tecnici per stabilire la gravità della situazione.

Quello che è certo è che di "manutenzione straordinaria" si parlava eccome, come emerge anche da un carteggio - incluso fra il materiale sequestrato - fra Autostrade e ministero in cui si ammette una "perdita di tempo" a tale proposito. A fine ottobre dello scorso anno la concessionaria inviò al governo la documentazione, passata poi al Provveditorato nel febbraio 2018.

Solamente l'11 giugno scorso il Mit ha dato però il via libera cion la firma del decreto. Tutto troppo tardi per evitare il crollo del ponte.

"Non fu un attentato o un fulmine"

Nel frattempo, almeno, sono state escluse l'ipotesi di un attentato e quella di una catastrofe dovuta all'impatto di un fulmine su uno dei tiranti del viadotto.

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