Roma, a Porta Pia tornano le favelas sotterranee

A distanza di pochi mesi dall'omicidio della clochard brasiliana, decine di senza fissa dimora sono tornati ad occupare i sottopassi di Porta Pia. E nel quartiere è di nuovo emergenza tra degrado, sporcizia e prostituzione

Roma, a Porta Pia tornano le favelas sotterranee

Almeno la morte violenta di una donna dovrebbe servire a smuovere le coscienze. Dovrebbe appunto, ma non a Roma, la Capitale dove tutto cambia perché nulla cambi. Sono trascorsi otto mesi dall’omicidio di Norma Maria, la clochard brasiliana che avevamo intervistato lo scorso settembre in uno dei sottopassaggi di sicurezza del Muro Torto, dove viveva.

Porta Pia, nulla è cambiato dopo l'omicidio dell clochard brasiliana

Ma a meno di un anno di distanza da quei tragici fatti di cronaca, la situazione nei sottopassi di Porta Pia è tornata esattamente com’era (guarda il video).

A poco è servita l’interrogazione comunale presentata da Fabrizio Ghera, capogruppo di FdI, dopo il nostro reportage. A nulla è servita l’opera di bonifica promossa dal Comune. Oggi le uscite di sicurezza del sottovia Ignazio Guidi sono ancora abitate da decine di senza fissa dimora. Anzi, solo pochi giorni fa si è sfiorata l’ennesima tragedia, quando un pezzo di cartone ha preso fuoco all’interno di uno dei tunnel. “Da sedici anni faccio denunce e segnalazioni, ma lo scenario qui è sempre lo stesso”, ci conferma Alfredo Paolo Peroso, presidente dell’associazione Amici di Porta Pia. “Due morti, un uomo marocchino deceduto in un incendio a via Valenziani cinque anni fa, e la clochard brasiliana uccisa a novembre, non sono bastati per ottenere un intervento radicale di bonifica e la chiusura dei tunnel”, aggiunge. Quelli messi in campo dal Comune, si lamentano i residenti, “sono solo interventi spot”.

Degrado nei sottopassi tra droga e prostituzione

“Il risultato è una situazione peggiora di giorno in giorno”, spiega Augusto Caratelli, presidente del Comitato Difesa Esquilino-Monti-Castro Petrorio. “Alcuni sottopassaggi vengono usati come bagni, altri come veri e propri dormitori, e nel quartiere sono aumentate anche le aggressioni”, denuncia. Accanto al sottovia Ignazio Guidi, il sottopasso dove avevamo incontrato e intervistato Norma Maria che risulta tutt’ora abitato. Il cattivo odore aumenta in modo esponenziale man mano che scendiamo nuovamente quei gradini. Bastano pochi passi per entrare in questo mondo di mezzo. Vere e proprie favelas sotterranee, con tanto di mini-appartamenti “arredati” con materassi, coperte e vestiti. Accanto ai giacigli c’è un tappeto di mozziconi di sigarette e medicinali. “Da qualche giorno, inoltre, i cartelli di divieto di accesso, posizionati accanto ai sottopassi, sono stati coperti - attacca Caratelli - non sappiamo il motivo ma se è stato deciso che queste sono le case sotterranee di qualcuno, noi non siamo d’accordo”. Il sottopassaggio dove è divampato il principio di incendio invece è stato chiuso e sigillato dalla Polizia Locale ma, nonostante questo, viene ancora usato come dormitorio e “stanza del buco” per i tossici. Lungo le scale che portano all’uscita di sicurezza sono ben visibili, infatti, una serie di siringhe usate di recente. È nell’ultimo sottopasso che visitiamo che incontriamo Tania, una trans rumena di circa 30 anni che in un italiano stentato ci racconta che è affetta da epatite B. “Ho il fegato che si gonfia e mi fa male, ho cercato di curarmi in ospedale ma non ho i documenti in regola”, ci dice. Per vivere chiede l’elemosina, ma vicino al materasso dove dorme, oltre a una pentola con un po’ di cibo, notiamo alcuni pacchetti di preservativi. “No io non mi prostituisco, sono altri che dormono di sopra che ogni tanto vengono qui sotto a prostituirsi”, assicura.

L'opposizione denuncia: "Tutto colpa del finto buonismo delle Istituzioni"

“Qui c’è una situazione di degrado e insicurezza totale: non bastano più gli interventi spot, servono iniziative strutturali”, denuncia Hollywer Paolo, consigliere d’opposizione nel II Municipio della Capitale. “Le istituzioni – aggiunge - preferiscono tenere nascosto il problema perché dicono che tanto non ci sono alternative per queste persone e, dietro il finto buonismo della tolleranza, accettano questa situazione”. Il Municipio, in effetti, ha un raggio d’azione ridotto perché la sorveglianza di questi sottopassaggi spetta al dipartimento viabilità del Comune di Roma. A questo si aggiunge anche “il rimpallo di responsabilità tra la mini-sindaca del Pd, Francesca Del Bello, e il Campidoglio amministrato dai Cinque Stelle”, dice Hollywer.

E, intanto, in quello che è stato dichiarato “il Municipio dell’accoglienza”, decine di clochard continuano a vivere in condizioni disumane. Senza contare i pericoli per gli automobilisti, che in caso di incendio o incidente, non avrebbero accesso alle vie di fuga, occupate da materassi, cartoni e cataste di rifiuti.

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