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Migrante con il Covid rimpatriato. E ora 100 agenti sono in quarantena

La comunicazione della positività di uno dei migranti rimpatriati in Tunisia è arrivata due giorni dopo la partenza dell'aereo verso il Paese nordafricano. Adesso un centinaio di agenti dovranno stare in quarantena

Migrante con il Covid rimpatriato. E ora 100 agenti sono in quarantena

Forse questa volta è stata la fretta a giocare un brutto scherzo. Del resto tanto il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, quanto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, da mesi promettono di aumentare i rimpatri di migranti verso la Tunisia. Dopo un 2020 in cui più di 10.000 tunisini sono arrivati nel nostro Paese, dopo un anno dove anche (ma non solo) a causa del coronavirus i consueti due voli settimanali verso la Tunisia con i rimpatriati a bordo sono andati a rilento, da Roma si ha fretta.

Il fatto

E così il 20 ottobre un aereo con una quarantina di migranti destinati a tornare in nord Africa è decollato prima dell'esito dei tamponi. Forse un azzardo che però adesso potrebbe costare caro. All'interno del velivolo c'era infatti un tunisino risultato positivo al coronavirus. È bene specificare che per ogni migranti rimpatriato ci sono due agenti impiegati per l'accompagnamento. Dunque, nell'aereo diretto in Tunisia, decollato da Gorizia con destinazione Hammamet e con scali a Roma e Palermo, erano a bordo 102 agenti.

Alcuni di loro adesso dovranno osservare un periodo di quarantena. Questo vuol dire giorni di apprensione per i diretti interessati e diversi poliziotti in meno in servizio, circostanza quest'ultima non certo desiderabile in un momento come quello attuale.

Così come ricostruito da La Verità, il pasticcio si è materializzato il 22 ottobre, data in cui dal ministero dell'Interno è stato inviato un telegramma alla direzione centrale di sanità dove è emersa la positività di uno dei migranti rimpatriati. “La questura di Gorizia – si legge nel documento – ha comunicato l'esito positivo della prova tampone da infezione da Covid-19 di uno dei cittadini tunisini rimpatriati con il volo charter del 20 ottobre”. Una comunicazione arrivata due giorni dopo quindi, girata poi a 31 questure interessate e alla Polaria.

Non solo. Sempre secondo il quotidiano La Verità solo pochi poliziotti sarebbero finiti in quarantena, mentre a nessuno è stato fatto il tampone. Più semplicemente, agli agenti che si trovavano nell'aereo è stato chiesto se indossavano in quel momento le mascherine e si sono attenuti a tutte le procedure previste. Se la risposta è stata positiva, allora nessuna quarantena.

La reazione del sindacato Sap

A denunciare il fatto è stato anche il segretario del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), Stefano Paoloni. Quest'ultimo ha inviato una lettera al capo della Polizia, Franco Gabrielli: "Per il giorno 20 ottobre veniva programmato un volo charter finalizzato al rimpatrio di circa 40-45 cittadini tunisini ospitati nei C.P.R. di Gorizia e Roma – è la ricostruzione fatta nella missiva – Il volo sarebbe partito da Ronchi dei Legionari, avrebbe fatto scalo a Roma e Palermo per poi giungere ad Hammamet. Il dispositivo prevedeva complessivamente l’impiego di 102 operatori provenienti da diversi uffici di polizia del territorio nazionale. Come disposto dalla circolare di riferimento, in base alla quale “gli stranieri dovranno essere muniti di certificazione sanitaria attestante la negatività al SARS-COV-2 risultante da tampone”, tutti i soggetti trasportati prima della partenza sono stati sottoposti ai predetti test.”

“Tuttavia i risultati dei test sono arrivati solo dopo la partenza del volo – è la denuncia di Paoloni – con la comunicazione da parte della Questura di Gorizia dell’esito positivo della prova da tampone da infezione da Covid-19 di uno dei cittadini tunisini rimpatriati dal centro di Gradisca di Isonzo. A causa di tale episodio tutti i colleghi provenienti dai diversi uffici del territorio nazionale sono stati posti in quarantena per la giornata del 23 ottobre e solo dopo la mappatura dei contatti stretti con il cittadino extracomunitario risultato positivo sono state adottate misure nei confronti degli operatori che hanno avuto contatti stretti con il medesimo”.

“Signor Capo della Polizia – conclude il

segretario del Sap nella lettera – è evidentemente inaccettabile che il volo di rimpatrio sia stato effettuato prima di conoscere l’esito dei test da tampone. Ogni ulteriore commento appare del tutto superfluo”.

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