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Un premier allarmista che predica la calma

Un premier allarmista che predica la calma

Ieri il presidente del Consiglio Conte ha giustamente detto, riguardo al Coronavirus, di «non diffondere il panico e di non cambiare gli stili di vita». Il suo ministro della Sanità, Speranza, gli ha fatto eco dicendo che la «situazione è seria, ma non si devono diffondere allarmismi». Peccato che l'allarmismo lo stiano diffondendo anche loro.

Vi sembra normale che l'Italia, grazie ad un ordine proprio di Speranza, sia il primo Paese al mondo a cancellare tutti i voli da e per la Cina? Non solo quelli della sua ex compagnia di bandiera (peraltro in code sharing), ma con un ordine esteso a tutto il traffico aereo? «Siamo il primo Paese Ue, - ha detto Conte - ad adottare una misura cautelativa del genere». Mentre Speranza diceva state calmi, la calma evidentemente l'avevano persa a Palazzo Chigi, chiudendo le rotte asiatiche. Si tratta di una misura più che prudenziale, è una mossa emergenziale. Parliamoci chiaro: il non detto di tutta questa vicenda è che anche il governo italiano evidentemente non crede ai numeri sulle morti in Cina. Se esse davvero fossero poco più di duecento non si capisce bene per quale motivo fare i primi della classe in questo cordone sanitario mondiale, in cui il nostro governo deve fare il fenomeno.

Ripetiamo, se i dati pubblici delle organizzazioni mondiali sono corretti, questo virus si diffonde con bassa intensità, non colpisce severamente gli esseri umani in buona condizione di salute e la sua mortalità è ridotta. Nella sola Italia, per complicazioni influenzali sono morti in un anno settemila cristiani. E davvero possiamo ritenere che anche dieci volte il numero dei decessi fino ad oggi registrati per il virus cinese possano rappresentare una tale emergenza?

Questo è il Paese che non ha voluto vedere l'emergenza xylella, un parassita che sta distruggendo l'agricoltura olearia in Puglia, perché ha deciso di non fare un cordone sanitario intorno ai focolai della malattia. Ma che adotta misure fenomenali per un virus, amplificando l'isteria collettiva.

Ma davvero possiamo biasimare il pensionato con la mascherina, se per primi i nostri informati, si ritiene, politici, adottano misure così drastiche? La quarantena nella caserma della Cecchignola degli italiani che arriveranno da Wuhan, il panico durante il Consiglio dei ministri per due casi di Coronavirus, che stando ai dati (e lo speriamo vivamente) si risolveranno tra qualche giorno, che segnale danno ai cittadini?

Il caso Sars, la cui virulenza e tasso di mortalità viene oggi a conti fatti considerato superiore a quello dell'attuale Coronavirus, ha dimostrato come le pandemie globali spesso si dimostrino un brutto incubo, da cui poi ci si risveglia sudati ma sani.

Non si tratta di una critica solo a questo governo. Credeteci. Ma alla straordinaria attitudine, che va oltre Conte e Speranza, dell'uomo moderno, tecnologico e digitale che ha una paura fottuta e incontrollabile di una natura talvolta maligna e che non riesce a controllare.

Nel nostro Dna abbiamo ancora la spagnola, la peste, il colera e non vogliamo fare i conti con lo straordinario progresso della modernità che non ha sconfitto le malattie, ma le ha rese più docili.

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