Cronache

Prestarono i soldi al Pci di Togliatti. Ora li vogliono indietro da Renzi

Due comunisti prestarono discrete somme al Pci allora guidato da Togliatti. Ora gli eredi chiedono i soldi a Renzi

Prestarono i soldi al Pci di Togliatti. Ora li vogliono indietro da Renzi

È proprio vero che il Pd di Renzi è l'erede del Pci di Palmiro Togliatti. Qualcuno forse storcerà il naso, e già ci immaginiamo Massimo D'Alema ad alzare la mano per contestare questa affermazione. Ma secondo il patronato Agitalia di Roma sono proprio i piddini a dover rispondere dei debiti realizzati da Botteghe Oscure. E ora forse dovrà sborsare qualche migliaia di euro per vecchi militanti che diedero fiducia al "Migliore" e non ebbero mai indietro i loro soldi.

La storia di queste due famiglie, raccontata dal Resto del Carlino, ha dell'incredibile. Quando il Pci lanciò la sua campagna elettorale per la Costituente del 1946, il partito chiese ai suoi militanti di sostenerne le spese "in difesa della democrazia". Altri tempi, altro che 2x1000 ai partiti politici e finanziamenti pubblici. In molti decisero di versare le poche lire che avevano in tasca nelle tasche del Pci per permettere a Togliatti di scrivere la Costituzione secondo l'ideologia comunista. Si trattava di prestiti a interessi zero, da ripagare entro il 1949. Non è ancora chiaro se il Pci abbia saldato tutti i vecchi debiti, ma tant'è. A Viareggio e a S.Stefano Magra due discendenti di vecchi comunisti (come non ne esitono più) adesso chiedono al Pd di avere indietro quei soldi che i loro padri (e nonni) versarono per la causa del "Migliore".

In fondo era il contratto a prevedere che il debito potesse essere saldato anche ad eventuali eredi. Solo che il Pci non lo ha mai fatto, forse per dimenticanza o forse perché le cose vanno un po' così. Giovanni Baldi sottoscrisse una obbligazione da 100 lire e oggi sua nipote Claudia chiede 4300 euro. Non tanti. Ma sono simbolici. È come se si chiudesse il cerchio di una vita. E crollasse anche l'ultimo simbolo dell'Italia comunista morta sotto i colpi assestati al muro di Berlino.

L'altro debitore del Pci si chiamava Valentino Repetti, classe 1923, operaio all'Arsenale della Spezia. Quando versò le sue 600 lire al partito non informò neppure la moglie Maria Belloni. "Dovevamo sposarci - racconta ora la donna al Carlino - e l'anello che mi regalò era quello di una sua vecchia zia perché mi disse che non aveva nulla. Abbiamo vissuto modestamente, ma con dignità. Lui è mancato nel 1974 a 51 anni, stroncato da un infarto. Solo dieci anni fa ho saputo la verità". Una verità amara, ma comprensibile se ci si catapulta in anni farciti di ideologia. Oltre alle 600 lire di obbligazione, Valentinò ne versò pure altre 1.500 per la costruzione della Casa del Popolo locale. "Mamma ha ragione - spiega la figlia Giovanna Repetti - perché se mio padre avesse dato di più alla sua famiglia che al partito avremmo avuto un'esistenza migliore. Ma lo rispettiamo perché era un vero comunista".

Il tempo è passato. Ma non è detto che quei soldi non possano tornare indietro, magari con gli interessi. A saldare il conto lasciato in sospeso da Togliatti potrebbe essere l'erede

html">Matteo Renzi, visto che il Pd è "subentrato a tutti gli effetti giuridici nei rapporti debitori e creditori del Partito comunista italiano dell' epoca".

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