Cronache

L'ira dei progressisti sul Papa: adesso sono pronti a colpire

Papa Francesco non ha avallato i "preti sposati". Adesso però la battaglia si sposta in Germania, dove il "fronte progressista" tenta un colpo di coda

L'ira dei progressisti sul Papa: adesso sono pronti a colpire

La rivoluzione non è un pranzo di gala, ma non è neppure una esortazione apostolica del Papa che chiude ai preti sposati. Il "fronte progressista", composto per lo più da membri appartenenti agli episcopati sudamericani ed europei, deve farsene una ragione: Jorge Mario Bergoglio, nella sua "Querida Amazonia", non ha né aperto alla abolizione del celibato sacerdotale né introdotto la figura dei "viri probati". Di diaconato femminile, poi, manco a parlarne. Forse verrà riconvocata una commissione ad hoc, forse no.

La Chiesa cattolica rimane così ancorata alla tradizione e alla prassi ecclesiastica precostituita. Qualche commentatore sostiene che lo "stop" sia dipeso da Joseph Ratzinger e dal suo "Dal Profondo del Nostro Cuore" - l'opera scritta a quattro mani con il cardinal Robert Sarah, mediante cui il papa emerito Benedetto XVI e il cardinale africano si sono opposti a qualunque rivisitazione dottrinale sul celibato - ma cambia poco: chi avrebbe voluto che Papa Francesco disponesse sull'ordinazione sacerdotale in senso riformista ha perso. E la sconfitta dei progressisti non era quotata dai pronostici.

La partita, però, non è terminata. Il "concilio interno" dei tedeschi, che durerà due anni, si è proposto di ragionare ancora su queste tematiche, che attengono al futuro del cattolicesimo. Due anni assembleari, poi in Germania verranno prese alcune "decisioni vincolanti". Sì, pure sui cosiddetti "preti sposati". Il focus è tra quelli previsti. Dalla reazione di Roma alle decisioni dei presuli tedeschi passerà l'avvenire dell'unità istituzionale della Ecclesia. Chi decanta l'eventualità di uno "scisma" tiene conto di una possibile frattura tra piazza San Pietro e Berlino. Si vedrà.

Il cardinale Reinhard Marx, che pochi giorni fa ha annunciato di non essere disponibile per un secondo mandato alla guida della Conferenza episcopale teutonica, non mollerà la presa sulla rivoluzione con facilità. Così come potrebbero non mollare il cardinale brasiliano Claudio Hummes, relatore generale del Sinodo panamazzonico, e i 185 presuli che hanno sottoscritto il "Documento finale" dell'appuntamento sinodale. Lo stesso testo che, di fatto, sembrava fare da preludio ad una rivoluzione annunciata. Jorge Mario Bergoglio, secondo le aspettative dei teologi di sinistra (semplifichiamo), avrebbe dovuto concedere un piccolo spiraglio. Una fessura nel tessuto delle usanze che consentisse ad altre realtà ecclesiastiche di domandare per se stesse le condizioni eccezionali individuate per l'Amazzonia.

Nel continente sudamericano, però, non verranno ordinate persone che hanno contratto un matrimonio nel corso della loro vita. E nessuno, in Europa o altrove, potrà dunque domandare al Papa di procedere con un'interpretazione estensiva della nuova regola. Questo, a ben vedere, è il cortocircuito derivante da quello che, per gli ultra-riformisti, manca in "Querida Amazonia", dove invece sono stata apposte riflessioni dense di significato sul ruolo negativo esercitato da una globalizzazione che non è stata gestita a dovere dai "potentati". Papa Francesco vuole che la sua "Chiesa in uscita" si declini anche in senso "Amazzonico", ma la prossimità alle "periferie economico-esistenziali" non significa sconvolgimento delle consuetudini.

Qualche piccolo segnale era stato lanciato: dalle dichiarazioni che il Vaticano ha rilasciato dopo la pubblicazione di "Dal Profondo del Nostro Cuore - quelle in cui veniva ribadito come il Papa fosse sempre stato contrario all'abolizione del celibato - , al libro-intervista di don Luigi Maria Epicoco, in cui Bergoglio ha parlato di celibato alla stregua di una "grazia decisiva". Il Papa ha dunque cambiato idea nel corso di questi mesi? Non è detto.

Di certo c'è come il fronte progressista avesse riposto in Roma speranze che poi sono state disattese.

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