Si viaggiava con grande facilità, ovunque, e con prezzi per tutte le tasche, o quasi. In quei viaggi organizzati, tutto compreso, c'era qualcosa di eccessivo, quasi di fanatico: si finiva per conoscere meglio una città del Guatemala e una spiaggia caraibica, che non Firenze e il mare di Rimini. Viaggiare era la cosa più naturale di questo mondo: diventerà, invece, un privilegio, se non lo è già. In questo clima di incomprensibili normative emanate dal governo, si può partire e andare all'estero, ma non spostarsi vicini a casa propria. Se poi si ha la fortuna di avere una seconda casa in un luogo di villeggiatura, ma si ha la sventura di avere quell'appartamento sotto il controllo di fantasiosi governatori di regione, non ci si può andare, perché loro, i governatori, hanno deciso che spostare il sedere dal proprio appartamento ad un altro (sempre proprio), è rischiosissimo per la salute di tutti. Chi avrebbe mai potuto pensare che in una tragedia come quella della pandemia, avrebbero trovato un posto di tutto rispetto sia quest'idiozia, sia quella del viaggio all'estero e non quello vicino a casa? Non sono misteri teologici, sono incongruenze amministrative, che aprono malinconici scenari. Viaggiare sarà sempre più un'importante occasione; i viaggi di massa saranno per lungo tempo improponibili per motivi di sicurezza; ci saranno problemi economici non indifferenti per i tanti che sono stati colpiti nelle loro attività dalla pandemia; si formerà una nuova élite che cambierà la realtà del turismo, a cui eravamo abituati. Certo, molte volte si viaggiava in modo ottuso, senza la consapevolezza di ciò che si andava a vedere. Ma anche in questa superficialità, c'era la testimonianza di un gioioso desiderio di muoversi oltre i confini di casa propria, che costituiva uno dei pochi vantaggi della globalizzazione.Tutto a portata di mano, anche il luogo più lontano e favoloso poteva essere facilmente raggiunto e non avere più segreti: poi, ovviamente, dipendeva dalla sensibilità e dalla cultura delle persone evitare che un viaggio fosse un banale trasloco da un posto a un altro. Era, però, sempre, un'esperienza di libertà molto familiare; quasi inimmaginabile pensare che potesse venire impedita. Ora questa libertà andrà nuovamente educata, un'educazione che deve incominciare subito da questa emergenza anche per dare agli operatori del turismo dei nuovi parametri per la loro ripresa.
È allora corretto iniziare questa educazione alla libertà di muoversi, di viaggiare, imponendo delle normative tanto sgangherate e incomprensibili? Non sarebbe il caso di autorizzare in modo razionale e coerente le possibilità di spostarsi? Ci hanno fatto una testa come un pallone per dirci che siamo cittadini europei, eppure gli Stati europei stanno decidendo, ognuno per conto loro, proprio su una materia che rappresenta nel modo più semplice l'essere europei: la libertà di viaggiare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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