La sanità ha subìto tagli per i quali è arrivata impreparata alla pandemia. Questa è la bufala che si cerca di far passare. Col corollario che tutta la spesa pubblica è tenuta al guinzaglio e dunque non può funzionare come dovrebbe. La causa prima sarebbe l'Europa, che impedisce di sguazzare nei soldi pubblici come si dovrebbe. Vediamo di fare ordine, con la premessa che non esistono i soldi pubblici ma solo i soldi dei contribuenti, che pagano tasse spropositate, in percentuale e ancor più in relazione alla quantità e alla qualità dei servizi che ricevono in cambio.
1. La sanità come sistema è cosa ben diversa dal personale. La qualità e l'etica di medici e infermieri sono mediamente molto buone, con punte di assoluta eccellenza. Questo nonostante il sistema in cui operano, che non ne riconosce i meriti; che non sempre gli mette a disposizione tutte le strutture necessarie; che non li tutela dai rischi associati alle decisioni che ovviamente devono prendere ogni giorno; che gli affianca medici e infermieri meno bravi o addirittura impreparati, facendoli pascolare invece di espellerli.
2. Quando si parla di soldi è bene vedere i numeri. Da inizio secolo la spesa sanitaria pubblica, a prezzi costanti, è aumentata di 9 miliardi di euro. Appena 0,2 punti meno dell'inflazione ma molto meno di quanto sarebbe servito a una popolazione invecchiata, che dunque ha maggiori bisogno di assistenza sanitaria. In rapporto al Pil è passata dal 7 al 6,6%. La minore spesa ha interessato il personale, oggi sottodimensionato e di età avanzata, non essendoci stato un sufficiente ingresso di giovani risorse. Anche i posti letto, salvo quelli in terapia intensiva che sono aumentati, sono molto diminuiti, sebbene si debba tenere conto delle efficienze portate dalla tecnologia nella chirurgia e nel trattamento medico. Secondo la Fondazione Gimbe, nel decennio scorso sarebbero stati necessari 37 miliardi di aumenti, cancellati per motivi di bilancio e che avrebbero dovuto essere compensati dal recupero di sprechi e inefficienze, non pervenuto.
3. Come si spendono i nostri soldi? Gran parte se ne va per offrire ai cittadini una delle migliori assistenze del mondo, che sarebbe ancora superiore se una buona fetta non venisse impiegata per altre finalità. C'è da assumere e pagare medici non meritevoli, truccando i concorsi in Umbria come in Calabria, in Toscana come nel Lazio. C'è da lasciare la gestione di interi ospedali alla criminalità, che è ancora oggi il modo più sicuro per fare aggredire i pazienti dalle formiche. C'è da strapagare alcune forniture, sia di materiale di consumo, sia di impianti, in modo da destinare parte dei soldi di tutti alle tasche di alcuni, interni ed esterni al sistema sanitario. Siringhe pagate 4 centesimi ma anche 24. Suturatrici monouso che costano 188 euro oppure 520. Garze in cotone a 2,89 euro come a 7,47. Protesi d'anca acquistate a 284 euro ma anche a 2.575. Governatori regionali, a Milano come all'Aquila, condannati per corruzione nella sanità, non per guida in stato di ubriachezza. Sprechi e malaffare non conoscono territorio né bandiera. Tra Milano e Napoli, le brave persone saranno pure diverse ma i farabutti si somigliano assai. Anche in politica, i colori delle idee sono tanti, ma quello della corruzione è uno.
4. Quanto sopra ha imposto per sette Regioni un Piano di rientro economico-finanziario, che in quattro casi s'è trasformato in commissariamento, perché chi doveva realizzarlo non è stato capace di portare i risultati sperati e/o ha sacrificato i livelli essenziali di assistenza, ossia le prestazioni che vanno comunque garantite ai cittadini.
Tradotto in soldoni, la sanità pubblica italiana è eccellente, nonostante il sistema che la governa. I tagli ci stavano e ci stanno, ma sugli sprechi e su strutture e protocolli inutili e anacronistici.
Purtroppo, se il risanamento e i tagli sono affidati agli stessi che avevano la governance di un sistema inefficiente e spesso corrotto, è improbabile che sappiano e vogliano tagliare il marcio e tenere ciò che funziona. Se non si introducono parametri di misurazione oggettivi e responsabilità manageriali con controlli e punizioni, non se ne viene a capo.
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