Prosciuttopoli, continuano le indagini per lo scandalo dei falsi San Daniele e Parma

Dopo la scoperta di oltre 2 milioni di cosce dal peso sospetto, perquisizioni dalla procura della Repubblica di Cremona

Prosciuttopoli, continuano le indagini per lo scandalo dei falsi San Daniele e Parma

Torna agli onori della cronaca "Prosciuttopoli", lo scandalo dei falsi prosciutti San Daniele e Parma. Continuano le indagini dopo la scoperta di oltre 2 milioni di cosce dal peso sospetto. La procura della Repubblica di Cremona ha condotto alcune perquisizioni nei macelli di Piemonte e Lombardia per verificare eventuali violazioni o frodi sulla produzione di carni da immettere nel circuito dei prosciutti Dop. A darne notizia è il giornale on line "Il Fatto Alimentare".
Intanto l'associazione di categoria Coldiretti porta avanti una battaglia molto importante in merito alle etichette sulla provenienza dei prosciutti.

"L'obbligo dell'etichettatura d'origine su tutti i salumi è attesa dal 93 per cento degli italiani che ritengono importante conoscere l'origine degli alimenti e dire finalmente basta all'inganno di prosciutti e salami fatti con carne straniera ma spacciati per Made in Italy" dichiara in una nota il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, l'unico leader nazionale delle organizzazioni agricole presente all'incontro al Ministero delle Politiche agricole sull'etichettatura dei prodotti trasformati a base di carne suina. "Un provvedimento che va fatto e va fatto subito - sottolinea Prandini -, in una situazione che vede oggi tre prosciutti sui quattro venduti in Italia fatti con cosce di maiali provenienti dall'estero all'insaputa dei consumatori e facendo concorrenza sleale agli allevatori nazionali". L'Italia, che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie" conclude Prandini nel sottolineare che si tratta di un impegno portato avanti dalla Coldiretti. L'associazione è stata capofila nella raccolta di 1,1 milioni di firme di cittadini europei per chiedere alla commissione Ue di estendere l'obbligo di indicare l'origine in etichetta a tutti gli alimenti con la petizione europea "Eat original! Unmask your food" (Mangia originale, smaschera il tuo cibo) promossa assieme ad altre organizzazioni europee. L'Italia è, infatti, all'avanguardia in Europa proprio grazie al pressing della Coldiretti che ha fatto scattare anche l'obbligo di indicare in etichetta l'origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro.
Stessa cosa ora si vuole fare per i prosciutti.

In particolare a Malagnino, in provincia di Cremona si è svolto, a fine ottobre, un summit con centinaia di allevatori lombardi per discutere del futuro dei due comparti, che da soli rappresentano oltre la metà delle produzioni Dop e Igp italiane a base di carne. Obiettivo dell'incontro era la presentazione delle proposte di modifica ai disciplinari di produzione, oltre che del nuovo piano dei controlli di filiera, che vanno nella direzione di garantire sempre più la qualità, la tracciabilità e la distintività di ciò che i consumatori portano a tavola.
"È necessario dare certezza ai cittadini su ciò che consumano - ha spiegato a margine dell'incontro Paolo Voltini, presidente di Coldiretti Lombardia -. Per questo non possiamo prescindere da qualità e trasparenza lungo tutta la filiera. Diventa fondamentale, quindi, che anche le imprese agricole investano sulla tracciabilità, a fronte del giusto riconoscimento economico". Le principali modifiche ai disciplinari di produzione che coinvolgono gli agricoltori - spiega la Coldiretti Lombardia - riguardano le caratteristiche degli animali, l'alimentazione e le zone di allevamento. Per il prosciutto di Parma, ad esempio, entrano nell'area di produzione anche le province del Friuli Venezia Giulia. Novità anche per stagionatura, confezionamento e vendita. Sul fronte dei controlli, invece, l'obiettivo è rafforzare la sicurezza dell'intera filiera senza oneri burocratici che mettono a rischio il lavoro degli allevatori.

La produzione di Parma e San Daniele - conclude la Coldiretti Lombardia in base agli ultimi dati Ismea - ammonta a oltre 100 mila tonnellate l'anno, con un valore al consumo di più di 3 miliardi di euro. Con 4,5 milioni di maiali allevati su un totale nazionale di 8,5 milioni, la Lombardia si conferma la prima regione suinicola italiana.

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