Coronavirus

La protesta dei medici: "Non c'erano mascherine, guanti e tute per tutti"

La denuncia del segretario nazionale dell'Associazione Medici Dirigenti ai microfoni di Radio24. Intanto la Federazione degli ordini dei medici propone di autorizzare i medici di medicina generale a redigere telefonicamente i certificati di malattia, nei casi sospetti caratterizzati da febbre o affezioni delle vie respiratorie

La protesta dei medici: "Non c'erano mascherine, guanti e tute per tutti"

Il segretario nazionale dell’Anaao Assomed (Associazione medici dirigenti) Carlo Palermo a Effetto Giorno (Radio 24) sottolinea che "in alcune realtà non c’erano guanti, mascherine e tute per tutti, per il semplice fatto che siamo stati costretti a chiudere intere strutture in Veneto e Lombardia. Questo perché evidentemente non vi era un’organizzazione tale da far fronte all’arrivo di casi infettivi, cioè di pazienti non riconosciuti che sono stati ricoverati in reparti ordinari. E questo ha creato il problema, perchè ora gli operatori e le strutture che sono entrati a contatto con i casi vanno messi in quarantena. La situazione è nota da tempo. Non erano a disposizione i cosiddetti dispositivi di prevenzione individuale, che sono dei kit costituiti da mascherine apposite, guanti, camice monouso e occhiali per poter controllare i pazienti che presentavano segni di infezione delle alte vie aeree. Noi siamo in una condizione di depauperamento del personale (mancano 50mila tra medici, infermieri e operatori sanitari) e soprattutto sono stati ridotti i posti letto".

In questo momento di crisi per il coronavirus i medici sono in comprensibile fibrillazione. "La situazione è troppo caotica, troppo frammentata", dice Filippo Anelli, presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo). "Noi speriamo che il presidente Conte centralizzi il più possibile, non si può affrontare un’emergenza con misure frazionate, diverse per ciascun ente locale". "Chiederemo a Conte, ad esempio, un monitoraggio sui dispositivi di protezione individuale, che mancano. Se non si proteggono i medici poi non rimane nessuno a curare non il coronavirus, ma le malattie normali. Ognuno fa quello che vuole, e che può, ma ribadiamo con forza che serve una gestione centralizzata, un responsabile unico".

La richiesta che viene avanzata è di considerare la possibilità di autorizzare i medici di medicina generale a redigere telefonicamente i certificati di malattia, nei casi sospetti caratterizzati da febbre o affezioni delle vie respiratorie senza la constatazione diretta ambulatoriale o domiciliare, bensì sulla base del solo dato anamnestico, esonerandoli anche in virtù del disposto di cui all’articolo 54, comma 1, del Codice penale, da qualsiasi forma di responsabilità soprattutto in assenza o carenza di fornitura dei dispositivi di protezione previsti dalla recente circolare ministeriale.

Intanto il segretario generale della Federazione italiana medici medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti, sottolinea che "convocare con la massima urgenza un incontro con tutte le autorità competenti per adottare ogni misura utile e necessaria a garantire il lavoro in sicurezza dei medici della medicina generale rispetto all’emergenza dettata da Covid-19 e in relazione a quanto previsto dall’Inps per i medici della medicina legale".

La direzione generale dell’Inps lunedì 24 febbraio ha diramato indicazioni rivolte alle proprie strutture territoriali con le quali ha deciso la chiusura delle strutture territoriali dei Comuni della zona rossa, la necessità di concordare con le autorità competenti l’eventuale sospensione dei servizi al "front end" fisico per i territori della Lombardia. E ancora, la sospensione del servizio degli sportelli di linea e la consulenza su appuntamento per i territori della zona rossa, la sospensione temporanea delle visite assistenziali e previdenziali presso le Uoc/Uost medico legali e la sospensione temporanea delle convocazioni in sede dei lavoratori. "Nell’ambito di queste misure - sottolinea Scotti - sorprende che nessun analogo strumento preventivo sia stato definito per i medici di medicina generale. Nonostante questa tematica sia stata già esposta al tavolo di Lavoro del 23 febbraio. Mentre è noto che i medici di medicina generale costituiscono il presidio di primo contatto fondamentale tra i pazienti ed il Servizio Sanitario Nazionale e regionale.

È grave che non si sia tenuta in alcuna considerazione la circostanza per la quale, ad oggi, già diversi medici di medicina generale risultano essere in quarantena, proprio in ragione del loro contatto diretto con pazienti affetti da Covid-19".

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