Con una circolare, datata 11 febbraio, il preside di un istituto tecnico del Friuli-Venezia Giulia – il Malignani di Cervignano, in provincia di Udine – ha vietato l’uso del velo islamico nella sua scuola e in altri istituti della Bassa. Un provvedimento che non poteva passare inosservato, tanto da rimbombare nelle casse di risonanza dei media nazionali, alimentando la discussione sull’islamofobia, tra aspre critiche e plausi convinti.
Oggi l’ufficio scolastico regionale rimprovera duramente il dirigente Aldo Durì per aver vietato alle ragazze musulmane di indossare l’hijab tra i banchi come prevede invece il loro credo. Ma nei suoi intenti, in seguito ad episodi spiacevoli, c’era proprio la volontà di vincere il sentimento anti-Islam che monta sempre più bloccando sul nascere ogni possibile discriminazione, oltre che rivendicare la laicità della scuola italiana.
Fatto sta che, nonostante gli intenti, il Provveditorato ha bocciato in toto la misura di fresca adozione: “Durante l'attività scolastica le restrizioni alla libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo, ad esempio attraverso l'uso di segni esteriori o abbigliamento che manifestino una appartenenza religiosa delle studentesse e degli studenti possono essere unicamente quelle previste dalla legge, che si rendano necessarie per la tutela della sicurezza pubblica, dell'ordine pubblico, della morale pubblica o degli altrui diritti e libertà fondamentali".
Dunque, “non appare sussistano ragioni per opporsi, in generale, all'uso di segni di espressione della propria appartenenza culturale e religiosa che non si pongano in contrasto con l'ordinato svolgimento dell'attività didattica e con il regolare funzionamento della vita scolastica”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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