Puglia e Basilicata, il mare si "mangia" la costa

L’erosione rappresenta un’emergenza ambientale ed economica. Danni rilevanti per le due regioni

Puglia e Basilicata, il mare si "mangia" la costa

Un problema serio nel Sud Italia quello dell'erosione della costa. In particolare a Metaponto, in Basilicata e in Puglia. Nella provincia di Matera negli ultimi anni sono stati effettuati dei lavori, finanziati dalla Regione per cercare di arginare il più possibile i danni. Nonostante questo, però, le spiagge continuano a ridursi. Sempre di più sono le mareggiate che mangiano letteralmente lembi di sabbia e smussano le rocce della costiera.

Non è facile neanche pensare a delle strutture resistenti nel tempo e, soprattutto, alla forza del vento e del mare.
Nel Comune in provincia di Matera è l'associazione degli operatori turistici, Leucippo, che lancia l'allarme e chiede alla Regione Basilicata un ufficio permanente, detto "Ufficio Coste", che si occupi del monitoraggio e dello studio dell'erosione della costa.
Ma non è solo la Basilicata, come detto, a subire un cambiamento del proprio territorio che si affaccia sul mare. Le conseguenze dei cambiamenti climatici (sempre più sono le trombe d'aria e le mareggiate) sono evidenti anche in Puglia.
Secondo quanto emerge da un'inchiesta di Gaetano Campione sul quotidiano regionale "La Gazzetta del Mezzogiorno", ben cinquanta degli ottocento chilometri di costa pugliese sono stati modificati.
Tra smottamenti e frane la terra arretra con conseguenze per i cittadini e per l'economia stessa. Oltre a cambiare il paesaggio del tacco d'Italia.
A farla da padrona, ormai, non sono solo il mare forza nove che si infrange sulla costa o il vento a quaranta nodi che soffia dall'Africa. A modificare anche il territorio è l'uomo con le costruzioni abusive sul mare al posto delle dune (diventate ora patrimonio naturale dell'Unesco).
Dal Gargano al Salento le spiagge svaniscono e i litorali arretrano e le falesie sono a rischio sgretolamento, basti pensare al crollo di una di loro a Torre dell'Orso o all'accesso limitato alla “grotta della poesia”, in provincia di Lecce.
Come si legge sempre sulla Gazzetta, i dati del 2018 dell'Ispra (l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) parlano chiaro: sono 113mila i pugliesi esposti a frane ed alluvioni distribuiti su quasi seicento chilometri quadrati di area considerata ad elevato rischio. Stiamo parlando del tre per cento del territorio regionale.
Sotto il continuo monitoraggio dei geologi si trovano ben 297 Comuni pugliesi. Di questi il 78 per cento sono a rischio idrogeologico.

Un esempio è Polignano a mare, in provincia di Bari, un intero Comune che si spalma sulle falesie con tanto di bagnanti sotto le rocce sospese in aria o dentro le grotte. Un paese tenuto continuamente sotto osservazione dagli esperti.
La Puglia è al terzo posto per erosione costiera, stando a un elenco di Legambiente: ben il 65 per cento della costa è a rischio.
Secondo il geomorfologo dell'università degli studi di Bari, Giuseppe Mastronuzzi, le spiagge pugliesi arretrano di dieci metri ogni anno per l'innalzamento del mare di 15 centimetri, per la costruzione di dighe, bretelle, derivazioni o dei frangiflutti, oltre al cambiamento climatico.


Per questo, come si legge, infine, sulla Gazzetta, i ricercatori delle università di Bari e di Lecce hanno ideato un sistema di controllo del territorio costiero e marino in grado di prevedere i rischi e di sviluppare interventi preventivi.
Ma si riuscirà a limitare ulteriori danni?

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