Coronavirus

Quali e quanti sono: cosa devi sapere sugli effetti avversi dei vaccini

Oltre ai rarissimi eventi tromboembolici, le reazioni avverse più frequenti dopo la vaccinazione spaziano da febbre e cefalea a dolore nel punto di iniezione e dolori muscolari: ecco tutti gli altri

Quali e quanti sono: cosa devi sapere sugli effetti avversi dei vaccini

Il terzo rapporto dell'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) pubblicato pochi giorni fa (qui il nostro articolo) ha messo l'accento sugli effetti avversi dopo la somministrazione di uno dei tre vaccini attualmente disponibili, ossia Pfizer, Moderna e AstraZeneca.

Quali reazioni sono più frequenti

Dopo esserci occupati principalmente dei rari eventi tromboembolici segnalati dall'Aifa, cerchiamo di capire adesso quali sono gli effetti collaterali più frequenti ed innocui che possono capitare dopo la vaccinazione. Cominciamo con il dire che la maggior parte di essi riguardano Pfizer, il più utilizzato finora (81% del totale), in misura minore AstraZeneca (17%) e Moderna (2%), questi ultimi molto meno utilizzati rispetto al siero della multinazionale americana. Le segnalazioni complessive sono mediamente 510 ogni 100mila dosi somministrate e si tratta di febbre, dolore in sede di iniezione, stanchezza e brividi, dolori muscolari e articolari, cefalea e parestesia, nausea e diarrea, con poca differenza statistica tra i tre prodotti. Solitamente insorgono lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo e si risolvono spontaneamente. "Le segnalazioni relative a questo periodo di campagna vaccinale sono prevalentemente riferite ad eventi non gravi (92,7%)", scrive l'Aifa, che aggiunge come "il valore è simile al tasso cumulativo relativo a tutti gli eventi proprio perché le segnalazioni non gravi ne rappresentano la maggior parte".

Target ed età

Il tasso di segnalazione è di 645 ogni 100mila dosi somministrate nel sesso femminile e di 299 ogni 100mila dosi somministrate nel sesso maschile, indipendentemente dalla dose e dal vaccino somministrati. "Questa differenza fra i sessi sembra dipendere dalla diversa esposizione ai vaccini (somministrati soprattutto a donne), dalla maggiore sensibilità delle donne alla segnalazione e dalla diversa frequenza di alcune reazioni avverse fra i due sessi", si legge sul report (clicca qui per consultarlo). Secondo alcuni studi, infatti, la diversa risposta immunitaria nelle donne sembra incidere sulla frequenza e sulla gravità delle reazioni avverse alla vaccinazione, soprattutto in relazione a febbre, dolore e infiammazione. L’età media delle persone con eventi avversi è 46 anni: si conferma che il tasso di segnalazione sia piuttosto costante ed elevato nei soggetti fino a 60 anni, per poi diminuire nelle fasce d’età più avanzate. "Come già osservato negli studi clinici pre-autorizzativi, la popolazione più anziana presenta una minore predisposizione all’insorgenza di eventi avversi", scrive l'Aifa.

Casi gravi e rari

Le segnalazioni gravi corrispondono al 7,1% del totale, con un tasso di 36 eventi gravi ogni 100mila dosi somministrate indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose somministrata (prima o seconda dose) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. I tassi di segnalazione degli eventi gravi dei singoli vaccini sono 33 con Pfizer, 22 con Moderna e 50 con AstraZeneca ogni 100mila dosi somministrate. Tra le reazioni gravi, per Pfizer e Moderna sono descritti febbre alta, cefalea intensa, dolori muscolari/articolari e debolezza; con AstraZeneca, invece, sono riportati casi con febbre alta, tremore, vertigine, sincope, sonnolenza, dolore generalizzato. I casi mortali, al momento, sono 102 ma le cause sono tutt'ora in corso: non è possibile stabilire, quindi, se per tutti o per una parte di essi ci sia una relazione causa-effetto. I casi sono 1,1 ogni100mila dosi di vaccino con età media di 81,4 anni. Non sono segnalati decessi a seguito di shock anafilattico o reazioni allergiche mentre sono riportati spesso eventi cardiovascolari in pazienti con storia clinica di patologie pregresse. È importante sottolineare come, la maggior parte delle segnalazioni gravi sono classificate come “altra condizione clinicamente rilevante”, non hanno avuto bisogno di un intervento specifico in ambito ospedaliero, ovvero si sono risolti spontaneamente a seguito di eventuali cure e terapie dettate dal proprio medico o da un operatore sanitario.

I casi di anafilassi

L’anafilassi da vaccino è un evento avverso grave, potenzialmente pericoloso per la vita e raro, che si presenta in media con la frequenza di circa 1 caso per milione, con sintomi che compaiono rapidamente a carico delle vie respiratorie o dell’apparato cardio-circolatorio, molto spesso associate a sintomi a carico della cute e delle mucose. "I dati statunitensi sui vaccini a mRNA riportano un tasso di segnalazione di 4,7 casi di anafilassi ogni milione di dosi somministrate per il vaccino Pfizer e 2,5 casi ogni milione di dosi somministrate per il vaccino Moderna. La maggior parte dei casi si sono verificati dopo la prima dose, entro 30 minuti dalla somministrazione, quasi totalmente nel sesso femminile e, per la maggior parte, in persone con storia di allergie o reazioni allergiche ad altre sostanze o precedenti di anafilassi", si legge sul report. l principale imputato è stato il polietilenglicole (PEG), una delle componenti presenti nei lipidi che avvolgono l’mRNA che è presente anche in altri farmaci e prodotti non farmaceutici di comune utilizzo quotidiano. Anche in questo caso, è difficile stabilire un rapporto diretto causa-effetto perché non sono ancora disponibili test standardizzati per la diagnosi.

Le trombosi atipiche

Infine, come riporta il Corriere, le trombosi atipiche sono uno dei possibili effetti collaterali gravi specialmente del vaccino AstraZeneca: l'Europa ha contato finora 222 casi su 34 milioni di dosi iniettate, in Italia 11 di cui 4 fatali. L’Agenzia europea del Farmaco (EMA) ha messo in relazione il vaccino di AstraZeneca con le rare trombosi parlando di un "forte legame" causale con la frequenza media di 1 caso ogni 100mila.

L’agenzia non ha identificato specifici fattori di rischio come età o sesso ma le analisi sono tutt'ora in corso.

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