Quando il Fisco usa i social per farci i conti in tasca

Dal lavoratore in nero al marito che nega il mantenimento: tutti i casi in cui una foto ha svelato ciò che viene nascosto al Fisco

Quando il Fisco usa i social per farci i conti in tasca

In queste vacanze tanti italiani hanno ceduto alla tentazione di fare qualche selfie di troppo. Feste con gli amici, cene e anche vacanze. E così qualche foto in più può essere fatale sotto gli occhi del Fisco. Infatti, come aveva ricordato ilGiornale, gli accertamenti in fase di contestazione hanno trovato nei social network un vero e proprio alleato che può svelare tutto ciò che viene nascosto al Fisco. I casi in cui il Tribunale ha inchiodato i cittadini coninvolti in un procedimento usando gli scatti su Facebook, Instragram e Twitter sono numerosi, con un vero e proprio boom nel 2017. Nella casistica si trova di tutto. Ad esempio la Corte di appello di Brescia, come ricorda il Sole 24 Ore, ha condannato un maniscalco che lavorava in nero senza dichiarare nulla al Fisco grazie a Facebook: "La documentazione estratta da Facebook evidenzia un'attività che è molto probabilmente fonte di redditi non dichiarati". Ma c'è anche un marito condannato per non voler concedere il mantenimento alla moglie. L'uomo avrebbe sostenuto di non avere le possibilità economiche per poter pagare l'assegno. Ed ecco qui che ancora una volta c'hanno pensato i social ad inchiodarlo. La Corte di appello di Ancona in una sentenza dello scorso febbraio è stata molto chiara citando foto sui social che testimoniano come il suo tenore di vita fosse ben più alto di quanto dichiarato. Un imprenditore invece è stato condannato dal Tribunale di Pesaro a pagare l'assegno di divorzio alla moglie dopo avre postato su Facebook foto con vacanze in hotel a 4 stelle in settimana bianca e alla guida di auto di lusso. Insomma si tratta di diversi casi che di fatto hanno messo in difficoltà e non poco chi ha provato a fare il "furbo" in Tribunale. Va sottolineato come una semplice foto non sia sufficiente in fase di processo e che va comunque supportata da riscontri oggettivi.

Ma basta uno scatto per mettere in moto le indagini fiscali. E in questo caso non si tratta di una violazione della privacy. Proprio su questo punto la Cassazione era stata chiara defindendo Facebook un luogo aperto al pubblico e dunque quelle immagini possono diventare oggetto di approfondimenti dal punto di vista fiscale. Il tutto viene affiancato anche dalle verifiche che vengono fatte ad esempio su altri tipi di acquisti come specificava un decreto del Ministero delle Finanze che indicava quelli più attenzionati per i controlli fiscali.

Tra questi rientrano gli elettrodomestici, la pay tv, i giochi online ma anche i viaggi e le vacanze. Il tutto spesso accompagnato proprio da una foto che mette in mostra ciò che qualcuno cerca di nascondere all'occhio del "grande fratello" del Fisco.

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