Quanto può reggere la sanità

L'assistenza ai malati sta funzionando ma la soglia limite è stimata in 4mila posti letto. Oltre il sistema va in tilt

Quanto può reggere la sanità

Il numero del contagio da coronavirus è in crescita. E se è vero che alcuni pazienti guariscono in pochi giorni, altri sono gravi e hanno bisogno di una terapia intensiva. Tuttavia i letti non sono infiniti, soprattutto nei reparti di rianimazione. Quanto potrà reggere il sistema sanitario? Arriverà mai il giorno del collasso in cui non ci sarà più posto? Senza tratteggiare scenari apocalittici, gli ospedali stanno iniziando a fare due conti su capienze e disponibilità di personale. Ad oggi l'organizzazione funziona bene, ma i problemi potrebbero arrivare nel caso in cui si dovesse superare la quota di 4mla posti letto occupati. Oltre quel numero i reparti di rianimazione non sarebbero più in grado di dare un letto a tutti i pazienti da isolare.

IL PIANO EPIDEMIA

I posti letto nei reparti di terapia intensiva sono 500, con una media di otto per reparto. «Ma, in caso di epidemia, ci si potrebbe appoggiare anche ai letti della rianimazione nelle sale operatorie, come è già stato fatto a Toronto per gestire l'influenza h1n1 del 2009 - spiega Guido Bertolini, responsabile del laboratorio di Epidemiologia clinica, dipartimento di Salute Pubblica dell'istituto Mario Negri - Inoltre si potrebbe recuperare un altro 20% di posti grazie ai letti liberi, quelli che solitamente vengono tenuti vuoti per far fronte alle emergenze. E poi si utilizzerebbe anche quel 25% di posti destinati ai pazienti fragili che devono essere operati. Quegli interventi programmati verrebbero rinviati. Non solo, un'altra valvola di sfogo sarebbero anche le terapie intensive specialistiche e quelle semi intensive». Con questo piano si garantirebbero cure fino alla soglia limite. Dopo di che stop, non si potrebbe più organizzare l'isolamento.

MANCA PERSONALE

Dopo la «quota collasso» a mancare non sarebbero solo lo spazio e i letti attrezzati ma anche il personale. In base alla circolare del Ministero della Salute per la gestione dell'emergenza, un paziente grave ha bisogno, ogni giorno, come minimo di 15 persone dedicate tra medici, infermieri, addetti delle pulizie e altri servizi. E diventerebbe davvero difficile provvedere ai turni e alle cure. In questi giorni i medici, gli specializzandi e gli infermieri non conoscono riposo e si presentano volontariamente al lavoro per dare una mano ai colleghi. Ma una volta «a regime», la gestione dell'infezione avrà altri equilibri: degenze lunghe, di almeno 14 giorni, e personale scarso. Si consideri che, da ben prima del sos coronavirus, in Italia mancavano 4mila anestesisti e medici di terapia intensiva. Il motivo? Turn over mal rispettato, numero chiuso degli specializzandi e concorsi che, in alcuni ospedali, vanno del tutto deserti. Più volte il presidente degli Anestesisti e rianimatori degli ospedali italiani, Alessandro Vergallo, ha sottolineato la situazione di sofferenza del settore salva-vite dove, in alcuni ospedali, sono gli specializzandi a coprire i turni dei medici mancanti. «C'è carenza di professionisti, è vero - ribadisce Guido Bertolini, autore di un report sulla qualità delle cure nei reparti di terapia intensiva - I primari sono perfino tornati a coprire i turni di notte. Ovviamente con questa emergenza, tutti i nodi vengono al pettine. Il blocco delle assunzioni ha generato gravi problemi, anche in Lombardia».

I PROSSIMI MESI

La saturazione dei posti è uno scenario lontano che probabilmente non si realizzerà mai. «Il picco dell'onda epidemica - sostengono i ricercatori dell'istituto Mario Negri - durerà un paio di mesi, poi inizierà a calare, replicando l'andamento che già si è verificato a Whan. Per di più si indebolirà anche la portata del virus, destinato ad essere sostituito da una forma meno aggressiva».

In ogni caso, per contenere il numero delle degenze ospedaliere e accogliere solo quelle necessarie, restano fondamentali sia la quarantena domiciliare, quando possibile, sia la cintura di contenimento del contagio realizzata grazie a isolamenti e chiusura delle scuole.

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