Il (quasi) silenzio che parla

Quando il Cavaliere si defila e limita le sue dichiarazioni al minimo indispensabile, vuole dire che sta per accadere qualche cosa di davvero importante

Il (quasi) silenzio che parla

C'è una cartina di tornasole quasi infallibile nella politica italiana: il silenzio di Berlusconi. Quando il Cavaliere si defila e limita le sue dichiarazioni al minimo indispensabile, vuole dire che sta per accadere qualche cosa di davvero importante. Berlusconi fiuta l'aria meglio di chiunque, su questo è davvero imbattibile e glielo riconoscono persino i più accaniti oppositori. Così, mentre tutti o quasi si sbilanciano su questo o su quello, litigano in tv praticamente su tutto, lui con il pensiero è già oltre, a un dopo troppo delicato per essere svelato o bruciato per un titolo sui giornali.

Mi spiego meglio, per non passare per folle. Che il momento sia particolarmente complicato non è certo un segreto, l'ho capito persino io. C'è il problema dei conti aggravato dal terremoto, c'è il referendum alle porte con tutte le complicazioni che si porta appresso, c'è in arrivo un'elezione del nuovo presidente americano che potrebbe stravolgere gli equilibri del mondo e fare sobbalzare i mercati finanziari. Ogni giorno ci arrovelliamo, tra sondaggi e indiscrezioni, a cercare di prevedere la risposta giusta su ognuno dei tre temi. Ma la risposta giusta non esiste e in almeno due casi, il referendum e le elezioni americane, è comunque affidata agli umori degli elettori, umori che nei casi più recenti si sono rivelati ovunque, dalla Brexit all'Austria, impermeabili ai sondaggi.

Una «tempesta perfetta» potrebbe insomma sconvolgere il quadro politico e quello economico, già fragile di suo. Se non si vuole rischiare di rimanere travolti, occorre immaginare soluzioni che stiano in piedi a prescindere da come andrà a finire ogni singolo capitolo. Soluzioni che non possono essere ordinarie, convenzionali o pasticciate, come quella ventilata ieri da Alfano di rinviare il referendum per togliere di mezzo uno degli ostacoli. A nome di chi parlasse Alfano (c'è chi dice addirittura di Mattarella) non lo sappiamo, certo è che Renzi lo ha smentito senza possibilità di appello, anche se probabilmente quell'idea il premier l'ha anche accarezzata per evitare, o rinviare, la sconfitta oggi certa.

Eppure una soluzione alternativa al caos ci deve essere. Gli statisti, a differenza dei politicanti, hanno il dovere di costruirla. E chissà che nel quasi silenzio di Berlusconi ci sia l'indizio che dietro le quinte i lavori siano in corso. Senza inciuci e senza inganni.

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