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I numeri smontano gli allarmisti: ecco perché è finita l'emergenza

Ora il virus è meno letale: crescono i contagi ma rimane bassa la mortalità. I nuovi pazienti hanno sintomi lievi e la maggior parte dei contagiati sono asintomatici. Mai così pochi decessi dall'inizio della pandemia

I numeri smontano gli allarmisti: ecco perché è finita l'emergenza

L’imperativo resta quello di "non abbassare la guardia". Nell’ultimo report settimanale il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità fotografano un aumento dei casi di Covid per la quarta settimana consecutiva. Ma se è vero che i contagi sono in aumento anche nel nostro Paese, come nel resto d’Europa, è vero anche che il virus sembra essere diventato meno letale. Alla crescita dei casi rilevati negli ultimi giorni corrisponde, infatti, anche un boom di tamponi effettuati e una mortalità ai minimi dall’inizio dell’epidemia nel nostro Paese.

Lunedì i casi registrati sono scesi sotto quota mille, con 996 nuovi positivi e 6 vittime. Il giorno prima erano stati 1365 e 4 i decessi registrati, ma erano stati effettuati più tamponi (81.723 rispetto ai 58.518 di domenica). Aldilà dell’andamento della curva dei contagi oggi è un fatto, come spiega anche il report settimanale dell’Iss, che le infezioni diagnosticate negli ultimi mesi presentino "una minore gravità clinica". Nella maggior parte dei casi, infatti, scrive sempre l’Istituto Superiore di Sanità, si tratta di pazienti "asintomatici".

Quella della variazione assoluta giornaliera dei decessi per Covid è una parabola discendente che dallo scorso marzo si è progressivamente appiattita. Da tre mesi esatti i morti giornalieri per il coronavirus in Italia non superano quota cento. Il 30 maggio se ne erano contati 111. Poi i numeri crollano fino ad arrivare alla mortalità minima registrata nelle ultime settimane. Si passa progressivamente dai 969 morti dello scorso 27 marzo, nel pieno dell’emergenza sanitaria, all’unico decesso del 29 agosto, il numero più basso in assoluto da quando il virus ha cominciato a circolare in Italia.

A partire dal primo di luglio la curva dei decessi non supera mai la soglia dei trenta casi, fino ad arrivare al mese di agosto, in cui è raro che si siano registrati numeri a due cifre. Un andamento che fa ben sperare e potrebbe essere legato a diversi fattori. Il virologo Guido Silvestri, nel commentare la scarsa letalità della seconda ondata del virus negli Stati Uniti, nelle scorse settimane ha sottolineato come alla base del fenomeno potrebbe esserci l’aumento del numero dei tamponi, la migliore gestione terapeutica, la transizione epidemiologica con l’abbassamento dell’età media di chi contrae l’infezione, assieme al fattore stagionale che determina delle infezioni a inoculo virale più basso e ad una ridotta patogenicità del virus.

Anche Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, ha evidenziato la "minore gravità della malattia" negli ultimi mesi. A spiegare la crescita dei positivi, anche secondo l’esperto, ci sarebbe l’aumento del numero dei tamponi e il fatto che nei luoghi di villeggiatura non sia stato rispettato il distanziamento sociale. Una situazione, insomma, che si profila ben lontana dal caos dello scorso inverno.

Come sottolineava nei giorni scorsi anche Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, i dati sulla letalità del Covid oggi ci dicono che "siamo diventati più bravi a capire chi abbia contratto l’infezione" e a

proteggere le fasce più a rischio, come gli anziani. Un quadro che ispira un cauto ottimismo. "Un nuovo caso di positività, oggi – scrive l’esperto - è undici volte meno preoccupante che a marzo".

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