Cronache

Quelle centrali ferme sui "sabbioni" del Po tra profezie di sventura e il mais che cresce

Lo scrittore Bregola in viaggio sulle rive del fiume assetato. L’acqua (per ora) non manca, pioppi e sagre sempre uguali. E la gente al bar minimizza: "C’è stato di peggio"

Quelle centrali ferme sui "sabbioni" del Po tra profezie di sventura e il mais che cresce

Faccio una strada che costeggia il Mincio per arrivare a Po. Direzione Governolo. Sulla statale una marea di autoarticolati con la scritta «Trasporto eccezionale» portano piloni in cemento per il nuovo ponte in costruzione da anni sul fiume, che collegherà la sponda destra e sinistra del Po.


Mi fermo. Da una parte il Mincio, pieno d'acqua, e il Canal Bianco, pieno d'acqua, che arriverà a Venezia ed era stato concepito per essere un'autostrada fluviale. Passo sopra alla Modena-Brennero stracolma d'auto e di camion. Dove sta andando tutta questa gente in una normale giornata di metà settimana? Calura, canicola, sono le 7 di mattina e manifesti plastificati indicano le insegne della Sagra dello struzzo dal 18 al 22 giugno, Sagra del risotto, Sagra del pesce gatto. Fino a pochi anni fa erano tutte Feste dell'Unità, ma si sa come va il vento e la storia cambia.
Vento che non c'è oggi, neanche a pagarlo. M'incammino lungo l'argine e scatto foto di sabbia, acqua, pioppi neri, tigli, querce. A parte giaroni bianchi sulla banchina, ai lati del fiume, il corso principale del Po sembra ancora vigoroso. Imbocco Via Po Barna, che conduce a Correggio Micheli. Le insegne che indicano San Benedetto Po, Quistello, sono tutte scolorite, quasi illeggibili. Anche qui agriturismi e aziende agricole tra argine e golena. In lontananza vedo enormi archi arrugginiti sul modello del ponte di Calatrava e qualche operaio vestito d'arancione sta saldando metalli. Eccolo il nuovo ponte in costruzione, che sostituirà il vecchio ponte sfondato dal peso dei mezzi che in poco più di cinquant'anni l'hanno reso inagibile. Anche qui acqua e sabbia, nulla più.


Punto verso Quingentole perché voglio entrare al bar per parlare con qualcuno. A Nuvolato c'è una via chiamata Sabbioni e penso che la toponomastica non possa mentire e che la terra sabbiosa indica che il letto del fiume era più ampio, invadente, e nei secoli dei secoli lo hanno reso docile come un lupo in cattività. A Quingentole c'è pieno di chioschi per la vendita di frutta e verdura a km zero. Il bar edicola del paese, sotto ai portici, ha tavolini e sedie bianche in plastica. Alcune signore anziane sono lì fuori e parlano di figli e nipoti. Uno dei quotidiani della Provincia ha grandi titoli allarmistici: «Centrali, sempre peggio. Sermide è ferma del tutto», «La motonave si arena a Viadana. Se non piove non si muoverà». I gestori dell'acqua invitano a ridurre i consumi.


Raggiungo il Po, dove c'è una piarda e una fila di motoscafi attraccati alla banchina. Lì è tutto secco. Alla mia destra una cava di sabbia chiusa da chissà quanto tempo. Vado giù, cammino sulla sabbia. C'è un signore fermo che guarda in là, sull'altra sponda in cui c'è Bagnolo San Vito. Magrissimo, con occhiali e braghe blu, dice che negli ultimi quindici giorni è calato di mezzo metro. Ma è sicuro non ci sia nessuna emergenza. Ha già visto di peggio nel 2003 e nel 2006. Avanti due chilometri c'è la foce del Secchia sul lato destro del Po e la foce del Mincio a sinistra. I due affluenti si incontrano nello stesso punto e lì l'acqua sta arrivando perché due giorni fa nel modenese, tra Fiorano e Concordia, è piovuto e grandinato. «Sta arrivando giù di tutto. Fango e merda.» Ma dal Garda, tramite Mincio, arriva acqua pulita. Lì, all'incrocio tra i fiumi, si vedono tre colori diversi d'acqua. Chiedo per le centrali termoelettriche di Ostiglia e Sermide, a un tiro di schioppo, ed è tutto chiaro, cioè i conti non tornano, perché non capisce il motivo del fermo. Le pompe arrivano a pescare acqua sul fondo e così, a occhio, ci sono ancora almeno venti metri di profondità. A suo avviso, è più che sufficiente per pompare acqua di raffreddamento per le turbine. Eppure niente, chiudono impianti a gas che dovrebbero produrre energia elettrica.


Così, tra anticicloni dai nomi esotici e perturbazioni che arriveranno dai Balcani, qui sembra tutto fermo, tranne il Po che, a parte qualche punto sabbioso, sulla linea principale corre veloce verso il delta. È da questi rami secondari che stanno emergendo mezzi meccanici della Seconda Guerra Mondiale. Pochi giorni fa a Sermide è affiorato un semicingolato tedesco SD-KFZ-11, un trattore di artiglieria tirato fuori dalla secca. Un ammasso di ferraglia ancora intatto che ci fa capire quanto sia labile il tempo cronologico.


Mi sposto verso Pieve di Coriano e l'argine è una vipera sottile e stretta, con il Po da una parte e le case dall'altra. Alla Canottieri «Il Cormorano» un anziano dice che suo figlio ha guardato il meteo dallo smartphone. Non pioverà. Qui ognuno dice la sua: per alcuni sarà una tragedia immane, per altri è solo un momento e passerà. Mi butto verso Revere e vado al Lido Po. Ho di fronte a me la centrale termoelettrica coi quattro camini puntati al cielo. Dalla mia parte pompe idrauliche stanno lanciando acqua sul mais, di là una cascata d'acqua scende dalla centrale e si butta nel letto del fiume. Nuvole di moscerini neri mi beccano.

Dicono che quando mosche e moschini iniziano a pungere, presto pioverà.

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