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Quelle cicatrici che vorremmo cancellare

Il discorso di Sergio Mattarella ai ragazzi del carcere per minorenni di Nisida è saggio, nobile, confortante: uno Stato ha il dovere di punire chi ha commesso reati, ma lo scopo è la rieducazione e il recupero dell'individuo.

Quelle cicatrici che vorremmo cancellare

I l discorso di Sergio Mattarella ai ragazzi del carcere per minorenni di Nisida è saggio, nobile, confortante: uno Stato ha il dovere di punire chi ha commesso reati, ma lo scopo è la rieducazione e il recupero dell'individuo, il carcere non deve rimanere «in alcun caso una sorta di macchia indelebile». Parole bellissime, che sottoscrivo, e che però, essendo state pronunciate proprio nel ventesimo anniversario delle Torri Gemelle, inducono a una riflessione.

I popoli, come le persone, portano su sé, nella propria vita e nel proprio futuro, i segni del loro passato. I dolori,sulmano, né quello di grande parte del mondo musulmano verso gli Stati Uniti. La ferita di questi vent'anni potrà rimarginarsi, diventare una vecchia cicatrice, ma i rapporti fra i due popoli saranno compromessi al meglio potranno essere guardinghi e diffidenti per secoli.

La psicologia umana, poi, tende più al rancore che al perdono e alla dimenticanza. Lo vediamo proprio in questi giorni, dove in Messico si abbattono le statue di Cristoforo Colombo (colpevole di avere avuto degli schiavi quando era normale, addirittura «giusto» avere degli schiavi) e negli USA quelle del generale Robert E. Lee, colpevole di avere condiviso sulla schiavitù le idee di grande parte del suo popolo, e di essersi battuto bene per quelle idee e quel popolo. Oggi sappiamo che erano idee sbagliate, ma evidentemente il segno indelebile è rimasto, se punizione e vendetta vengono prolungate anche su una scultura.Volendo rimanere nei confini nostrani, sempre di questi giorni è la proposta dell'instancabile Tommaso Montanari di buttare via, o nascondere, o ridicolizzare un fascio littorio recentemente restaurato a Perugia: una testimonianza storica giustamente restaurata e conservata non in onore del regime fascista, ma in onore della storia e del ricordo. Montanari, e chi come lui, hanno tutto il diritto di chiederne la rimozione, il guaio è che così facendo perpetuano quel non volere fare i conti con la nostra storia recente, che a quasi ottanta anni dalla caduta del fascismo provoca ancora atteggiamenti alla Montanari: cancellare per non ricordare, per non studiare, per non capire che cosa è accaduto, chi siamo, che cosa ha contribuito a farci diventare come siamo. E come migliorare senza rinchiuderci nel poco onorevole ruolo di censori. È lo stesso atteggiamento della possibilità deprecata da Mattarella per i ragazzi di Nisida: che un giorno si imbattano in qualcuno che penserà, «Questo qui è stato in carcere, sono trent'anni che si comporta bene, ma non lo assumo lo stesso».

Auguri ragazzi, e grazie per le parole di speranza, presidente.

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