Afghanistan in fiamme

Quell'idea nata vent'anni fa

Non è incredibile, ma è vero: tutto ciò che costituiva il programma liberale di Silvio Berlusconi quando fondò Forza Italia e che era stato trattato come materia risibile se non pericolosa per la democrazia, adesso diventa verbo

Quell'idea nata vent'anni fa

Non è incredibile, ma è vero: tutto ciò che costituiva il programma liberale di Silvio Berlusconi quando fondò Forza Italia e che era stato trattato come materia risibile se non pericolosa per la democrazia, adesso diventa verbo. La benemerita iniziativa è del presidente Mattarella, nella sua qualità di rappresentante della Nazione, il quale ieri ha detto che, in questi giorni sanguinosi e moralmente inaccettabili della crisi afghana, si è visto quanto sia grave la mancanza di un esercito e di un politica estera europei per agire indipendentemente da chiunque e sostenere una linea estera segnata dal coraggio e non dalla codardia.

Berlusconi queste cose le diceva nel suo libro-manifesto «Il Paese che vorrei» e ovunque avesse modo di farlo, ricevendone in cambio insulti e derisioni insultanti da tutto il mondo di sinistra che lo descriveva come un gollista se non un golpista, per aver sostenuto la necessità di una forza armata europea indipendente, finora accantonata. I fatti dell'Afghanistan sono sotto i nostri occhi. L'Europa ha belato senza poter prendere iniziative perché non ha né una politica estera, né gli strumenti per sostenerne una.

Il cancelliere Bismarck diceva dell'Italia di fine Ottocento che aveva pochi denti ma un grande stomaco. Oggi è l'Europa che non ha denti, benché sia più ricca e popolosa degli Stati Uniti, i quali ritirano le proprie truppe dal mondo intero, lasciando i presidi in cui hanno perso migliaia di uomini e di miliardi. Il presidente Biden sta agendo in maniera convulsa e criticabile. Ma ad emergere come vero scandalo non è tanto il fatto, annunciato, che gli americani abbandonino al loro feroce destino le donne afghane che hanno assaggiato il diritto allo studio, alla politica, all'informazione, ma l'impotenza europea nell'opporsi da soli a chi abroga questi diritti conquistati anche grazie a tutti i Paesi della coalizione, senza poter muovere un dito.

Avere un esercito europeo richiederebbe due rivoluzioni: la prima per convincere Paesi come la Francia a cedere sovranità la seconda riguardante i costi: un esercito europeo costa quanto la sanità dei servizi nazionali. I contribuenti americani pagano le loro forze armate in termini di Pil in modo equivalente a quanto noi paghiamo per avere le Asl.

E poi la forza morale di accettare il pedaggio di lutti, come accade in tutti i Paesi che fanno una politica estera sostenuta dalle forze armate, magari nei residui dei loro ex imperi. L'Italia non ha imperi, ma in cambio ha idee e uomini coraggiosi. Silvio Berlusconi è certamente quello che ha espresso con più coraggio ciò che gli altri si affrettavano a delegittimare. Hanno vinto finora i codardi.

Ma il fatto che il presidente Sergio Mattarella abbia ieri sentito il dovere di esprimere come una necessità morale, oltre che politica, ciò che Silvio Berlusconi aveva proposto più di vent'anni fa, indica che la storia condanna all'irrilevanza coloro che oggi fanno finta di non sapere e di non ricordare.

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