Cronache

La rapina, la sparatoria, l'inchiesta: ora il gioielliere non è più solo

Gli orologiai di Torino si sono uniti per dare una mano al loro collega di Grinzane Cavour. "Le spese legali da affrontare sono alte"

La rapina, la sparatoria, l'inchiesta: ora il gioielliere non è più solo

La scuola professionale orologiai di Torino ha istituito una raccolta fondi, a offerta libera, per sostenere il gioielliere Mario Roggero, di Grinzane Cavour, nelle spese legali che dovrà affrontare. “Anche se sarà una goccia d'acqua nel mare – scrivono i rappresentanti di categoria – riteniamo di non poterci esimere dal porgere un aiuto concreto al collega in questo momento di difficoltà”. Sul sito degli orologiai piemontesi c’è la cifra raccolta fino a ieri pomeriggio: 7.310 euro. Roggiero è finito sotto i riflettori qualche settimana fa, in seguito a un tentativo di rapina subita nel suo negozio. Il commerciante si trovava nel retrobottega quando ha sentito le urla della moglie, che era al banco in compagnia della figlia.

Una volta aperta la teca dei gioielli, uno dei banditi ha estratto la pistola, provocando la reazione della donna. Il marito è intervenuto, probabilmente ne è nata una colluttazione, e i tre malviventi hanno provato a scappare. È a quel punto che Roggero ha utilizzato la sua pistola sparando diversi colpi che hanno colpito i ladri. Due malviventi hanno avuto la peggio: il primo si è accasciato vicino a una fioriera sull’altro lato della strada, mentre dieci metri più avanti è crollato il secondo. Per loro non c’è stato nulla da fare, nonostante l’intervento degli operatori sanitari del 118. Il terzo rapinatore, invece, che inizialmente era riuscito a fuggire, nonostante fosse ferito a una gamba, è stato poi rintracciato nella notte all’ospedale di Savigliano e fermato dai carabinieri.

Solo dopo si è scoperto che la pistola utilizzata dai malviventi era finta e il gioielliere da vittima è diventato carnefice. “Dovevo difendere mia figlia e mia moglie – ha spiegato Roggero – ho fatto quel che avrebbe fatto qualunque papà nella mia condizione. Sono intervenuto. Mi creda, è in casi come questo che bisogna mantenersi lucidi. E io ero lucido: sapevo che dovevo intervenire: o loro o la mia famiglia”. Agli inquirenti il gioielliere ha raccontato che non ha sparato subito. Ha avuto prima uno scontro con i malviventi, poi ritornato alla cassa ha afferrato la pistola e ha fatto fuoco.

La sua vicenda ha toccato profondamente un’intera categoria, esposta quotidianamente a rapine e ad aggressioni a mano armata. Gli orologiai di Torino si sono uniti per dare una mano al loro collega con una colletta. “È la prima iniziativa di questo genere – hanno spiegato al quotidiano Liberoè una cosa che ha colpito parecchi colleghi e per questo, oltre alla solidarietà e ai telegrammi, abbiamo pensato che per aiutare un collega era l'unica cosa da fare, visto che le spese legali sono alte. I gioiellieri non è che abbiano i lingotti d'oro come fermaporte.

Una cosa è possederli i gioielli, una cosa è venderli”.

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