Cronache

Per 7 ore senz'acqua né cibo, odissea al pronto soccorso per una ragazza

L'odissea di una ragazza di 17 anni ricoverata al pronto soccorso dell'ospedale di Vimercate, la denuncia del padre che si è rivolto a un avvocato

Per 7 ore senz'acqua né cibo, odissea al pronto soccorso per una ragazza

Una storia incredibile arriva dalla Brianza, dove una ragazza, giunta in pronto soccorso per ricevere cure mediche, sarebbe rimasta oltre sette ore senza cibo né acqua, né alcun genere d'aiuto quando si è accorta dell'arrivo del ciclo mestruale.

Il racconto del papà

A raccontare la vicenda è il padre della ragazzina, il quale ha già provveduto a rivolgersi a un legale per denunciare quella che ha ritenuto come una scarsa assistenza nei confronti della figlia. L'uomo riferisce di aver accompagnato la giovane al pronto soccorso dell'ospedale di Vimercate (Monza) intorno alle 5 e mezza del mattino. La figlia sarebbe poi rimasta ben 7 ore, fino alle 13, senza ricevere alcun aiuto.

"Un'ora per la prima visita mentre la persona al front office si alza e tra un'accettazione e l'altra viene a chiederle cosa ha e a misurarle la pressione" racconta il padre a Il Giorno. Alla ragazzina, come da prassi, viene vietata l'assunzione di liquidi. Poi, intorno alle 8 del mattino, arrivano le mestruazioni. Un momento di forte imbarazzo per la giovane, che non aveva con sé degli assorbenti. Il problema è che neppure la struttura ospedaliera aveva nulla da darle.

"Mi sono alzato e sono andato all'ingresso a chiedere un'assorbente, e mi sono sentito rispondere che non potevo stare lì e che dovevo andare a casa e che vedevano se ne trovavano uno", prosegue il padre nel suo racconto. "Ho chiesto se almeno potevo avvisare mia figlia che era senza cellulare, si trattava di fare 10 metri, ma me lo hanno impedito dicendo che ci pensavano loro". Peccato che così non è stato. La ragazzina si è ritrovata da sola, senza nessuno andato ad avvisarla degli spostamenti del padre. Intanto, per bloccare le perdite di sangue, non ha potuto fare altro che arrangiarsi utilizzando della carta igienica.

Trascorsa un'ora, la ragazzina era così preoccupata dall'assenza del padre (nessuno le aveva spiegato niente) da farsi prestare il cellulare da un'altro paziente per cercare di contattare il genitore. L'uomo racconta di aver visto sul telefono una chiamata proveniente da un numero sconosciuto. "Era mia figlia, preoccupata perché non sapeva cosa mi fosse successo. Mi aspettava da lì a qualche secondo e si era fatta prestare un cellulare da un'altra persona; nessuno l'aveva avvisata" afferma il padre. "Ed è stata costretta a tamponare la perdita di sangue con carta igienica recuperata dai bagni del pronto soccorso perché l'ospedale non aveva neanche un assorbente''.

Una pessima esperienza, dunque. Specie perché subita da una ragazzina descritta come molto ansiosa. La giovane, precisa il padre, soffre inoltre di tricotillomania, un disturbo caratterizzato dal comportamento compulsivo di strapparsi peli e capelli dal corpo. "Potete immaginare cosa sia successo con le sue sopracciglia" conclude il genitore. "È stata pure rimproverata perché non aveva la mascherina. Ma magari uno se corre al Pronto soccorso alla mascherina non ci pensa, no? E comunque bastava dargliela. Ne ha avuta una dopo ore e rimprovero. Non credo sia possibile in un paese civile lasciare una ragazza per oltre 7 ore senza informazioni, senza acqua, senza cibo, costretta a raccattare carta igienica per tamponare il flusso mestruale abbondante del primo giorno".

La replica dell'ospedale

Non si è fatta attendere la risposta del nosocomio di Vimercate dopo il duro attacco del genitore. Ogni accusa è stata respinta.

L'ospedale fa sapere che nei confronti della ragazzina è stato applicato il protocollo previsto, con esami del sangue, ecografia addominale e test di gravidanza. "Occorre tempo per portare a termine l'iter, ed esattamente 120 minuti: dalle 5.44 ora di ingresso alle 7.45 momento in cui è comparso il ciclo" riferiscono dal nosocomio, come riportato da Fanpage. "In presenza di mal di pancia, per dirla volgarmente, non si può né bere, né mangiare per evitare eventuali gravi complicanze in attesa degli esiti degli accertamenti” aggiugono. "Dopo che tutto sembrava risolto, per sicurezza abbiamo comunque preferito tenerla in osservazione cinque ore. Alle 13.15 la ragazza, maggiorenne, è stata dimessa. Proprio in ragione della sua età, non era necessaria la presenza di un parente all'interno del pronto soccorso. Nessuno però ha vietato al papà di aspettarla fuori”.

Quanto all'assenza di assorbenti: "Avevamo solo mutande contenitive, non siamo un supermercato”.

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