Cronache

Rapporto Censis 2019: "Il 48% degli italiani vuole un uomo forte al potere"

Dal 53esimo rapporto Censis emerge il quadro di un'Italia inquieta e incerta, che non ha più fiducia nei politici. E un italiano su due vuole un uomo forte al potere

Rapporto Censis 2019: "Il 48% degli italiani vuole un uomo forte al potere"

Un Paese incerto, pessimista e con poca fiducia nella politica. È il quadro che emerge dal 53esimo Rapporto Censis, che mostra la situazione sociale dell'Italia nel 2019. È stato presentato questa mattina al Quirinale, dove il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha accolto i membri della Fondazione. Ecco i principali risultati, che emergono dal Rapporto.

Sfiducia nella politica

Sono 8 milioni gli italiani pessimisti assoluti, convinti che la democrazia non si più adatta al nostro Paese e che presto verrà sostituita da una forma autoritaria. La sfiducia domina il panorama politico, con il 76% degli italiani che non si fida dei partiti, che non sono in grado di dare risposte concrete ai bisogni della gente. Lo dimostra il fatto che, alle elezioni politiche del 2018, il 29,4% degli aventi diritto non ha votato (inteso come la somma di chi si è astenuto e di chi ha presentato scheda bianca o nulla): un aumento di 5 punti percentuali, rispetto al 2001. Secondo il Censis, questi sono i segnali di uno "smottamento" del consenso, che riguarda soprattutto le classi meno abbienti. E questo, secondo il Rapporto, aprirebbe la strada a un uomo forte, autoritario, in grado di risolvere i problemi del Paese: è il desiderio del 48,3% degli italiani. Il problema, però, non è la politica in sé, ma i politici, tanto che il 90% dei telespettatori non vorrebbe nemmeno più vederli nei programmi. Eppure, sono ancora le cronache della politica nazionale a registrare maggiore interesse, con il 42%, superando sport (29%) e cronaca nera (26%). Ma, secondo il Censis, questo interesse sarebbe dovuto al fatto che i cittadini associano la politica in tv a una fiction.

Bocciata la pubblica amministrazione

Troppi controlli, trafile e autorizzazioni intralciano i cittadini italiani, che sentono sempre di più il peso della burocrazia: lo pensa il 33,2% degli italiani (10 punti in più rispetto al 2017). Il Censis parla di "rassegnazione" dei cittadini. Solo il 29% si fida della pubblica amministrazione. Ma il Rapporto non si limita a fornire un quadro della situazione, proponendo anche azioni, suggerite dai cittadini, utili ad alleggerire la burocrazia. Il 38,2% propone di passare da un predominio delle procedure a un maggiore interesse per le esigenze dei cittadini, e sempre il 38,2% suggerisce di ridimensionare il sistema, operando almento una riduzione dei costi.

Italia inquieta e incerta

Nel nostro Paese domina l'incertezza: è questo lo stato d'animo del 69% di chi vive nel nostro Paese. La sfiducia non è rivolta solo alla politica e alla burocrazia: il 75% degli italiani, infatti, non si fida più degli altri, il 44% si sente insicuro nelle vie che frequenta abitualmente, il 26% ha litigato con qualcuno per strada. Dopo gli incerti, ci sono i pessimisti (17%), che lasciano sul gradino più basso del podio gli ottimisti, che risultano solo il 14%. Ma quale sarebbe la causa di questo stato d'animo? Secondo il Censis si tratta di una serie di passaggi avvenuti negli ultimi anni. Dapprima, infatti, i cittadini aveva dovuto fare i con un sistema di welfare in crisi e poi aveva dovuto fronteggiare la "rottura dell'ascensore sociale'". Il 44,8% degli italiani prevede un futuro sereno per la propria famiglia, ma le sensazioni per l'intero Paese non sono buone e la possibilità di un futuro sicuro scende al 21,5%.

Italiani stressati

Il Rapporto mette in luce che il 74% degli italiani è stressato, per questioni familiari, lavorative, o senza alcun motivo. Al 55% delle persone è capitato di parlare da sole in casa o in auto. Secondo il 69% lo stato di stress e ansia riguarda tutto il Paese. A dimostrare questo stato d'animo sono i dati sul consumo di ansiolitici e sedativi: è stato registrato un aumento del 23%, con 4,4 milioni di utilizzatori, contro gli 800mila di quasi 4 anni fa.

Il bluff dell'occupazione

Un'occupazione che "non produce reddito e crescita". In pratica, nonostante sia aumentato il numero di occupati, è diminuito quello delle persone cui è stato assegnato un posto fisso, mentre sono cresciuti i contratti part time. La tendenza, in ambito di occupazione, è positiva: nei primi sei mesi del 2019, si è registrato un incremento dello 0,5%. Ma si tratta, secondo il Censis, di un bluff: si è registrata, infatti, "una riduzione di 867.000 occupati a tempo pieno e un aumento di 1,2 milioni di occupati a tempo parziale". Meno ore di lavoro va a braccetto con una minor retribuzione: quelle del lavoro dipendente sono diminuite del 3,8%, che equivale a 1.049 euro lordi all'anno in meno. Inoltre, sono 2.941.000 i lavoratori con retribuzione oraria inferiore a 9 euro lordi. In più, dopo 4 anni di debole crescita, i consumi sono al palo. Il quadro è sostanzialmente invariato. L'Italia non corre, ma nemmeno sprofonda: "si sta fermi in uno stand by di ritmi rallentati". Il turismo è il settore che dà maggiore occupazione ed è di fondamentale importanza per l'economia. Tra il 2017 e il 2018, il suo contributo al Pil è aumentato dell'1,9%, con un valore economico di circa 96 miliardi di euro. Si stima che per il 2018 il turismo abbia dato impirgo a più di un milione e mezzo di persone. Secondo le priezioni a 10 anni, il valore ecominico e iol contributo all'occupazione del turismo potrà raggiungere i 116 miliardi di euro, con poco meno di 1.800.000 occupati.

Pensioni e salario minimo

Il 53,6% delle pensioni sono inferiori a 750 euro mensili. Secondo il Rapporto, sembra essere aumentato "il risentimento degli italiani nei confronti del sistema previdenziale". Il 73,9% degli italiani è d'accordo con la necessità di portare le pensioni minime a 780 euro al mese con risorse pubbliche. Tre italiani su quattro sono favorevoli anche all'introduzione del salario minimo per legge, dato che il 12,2% degli occupati in Italia risulta a rischio di povertà.

Italia rimpicciolita e invecchiata

Gli indicatori demografici consegnano un'Italia rimpicciolita e invecchiata. Dal 2015, anno in cui è cominciata la flessione demografica, si contano 436.066 cittadini in meno, nonostante l'incremento degli stranieri residenti. Nel 2018 i nati sono stati 439.747, cioè 18.404 in meno rispetto al 2017. Il calo delle nascite va a braccetto con un invecchiamento demografico. Secondo il Censis, infatti, sono sempre di più le persone che vivono fino all'anzianità. Si stima che, tra 20 anni, su una popolazione ridotta a 59,7 milioni di abitanti, gli under 35 saranno 18,6 milioni (il 31,2%) e gli over 64 saranno 18,8 milioni (il 31,6%). La popolazione giovanile diminuisce anche perché molti ragazzi scelgono di emigrare all'estero: in 10 anni, oltre 400mila cittadiniti italiani tra i 18 e i 39 anni hanno lasciato l'Italia. A questi, si aggiungono i 130mila ragazzi che hanno meno di 18 anni.

Razzismo

Gli italiani sono diventati razzisti? Secondo il Rapporto del Censis, sembra che negli ultimi tempi ci sia stata una deriva verso odio, intolleranza e razzismo. A crederlo sono il 69,8% degli italiani, che ha segnalato un aumento degli episodio di intolleranza e violenza verso gli immigrati. E quale sarebbe la causa di questa tendenza? Per il 50,9% l'incremento degli episodi di razzismo sarebbe dovuto all'insoddisfazione e alle difficoltà economiche, per il 35,6% alla paura di essere vittima di reati, il 23,4% dalla presenza elevata di immigrati e il 20,5% ai cittadini italiani, poco aperti e disponibili verso gli altri. Oltre al razzismo e all'odio in generale, sembra essere tornato anche l'antisemitismo: lo pensa il 58% della popolazione italiana. Secondo il Censis, però, non si tratta di un odio fondato, ma sarebbe la conseguenza di anni di incertezze economiche, che si traducono in una rabbia generale. E gli immigrati diventano, in questo contesto, i capri espiatori.

Sanità e formazione

La sanità pubblica non funziona più come dovrebbe e spesso gli italiani sono costretti a rivolgersi alle strutture private. Quasi una prenotazione su tre, per prestazioni che dovrebbero essere garantite dal settore pubblico, virano sul privato. Il Censis rivela che il 62% degli italiani che è ricordo a una prestazione sanitaria pubblica, ne ha effettuata anche almeno una in quella a pagamento. Il motivo? Spesso ci si rivolge a strutture private per le tempistiche, che nel pubblico sono troppo lunghe. Anche la formazione non supera l'esame: pochi laureati, frequenti abbandoni scolastici, bassi livelli di competenza. Dal Rapporto, infatti, emerge che il 52,1% dei 60-64enni si è fermato alla licenza media e il 14,5% dei 18-24enni non possiede né il diploma, né la qualifica.

Automazione e Smarphone

L'automazione e la robotica hanno rivoluzionato la vita industriale, mentre le nuove tecnologie anche quella quotidiana. Nuovi robot nelle aziende e cellulari di ultima generazione nelle mani degli italiani. E, se nell'automazione industriale l'Italia risulta in ritardo rispetto ai Paesi europei, il rapporto degli italiani con i media è aumentato. A confermarlo è il fatto che oggi nelle case degli italiani ci sono 43,6 milioni di smartphone contro 42,3 milioni di televisori. Lo smartphone rappresenta un oggetto di culto e la percentuale degli utenti che lo possiedono è passata da un timido 15% nel 2009 all'attuale 73,8%. Sono stati i giovani under 30 i pionieri del consumo, passati da un'utenza pari al 26,5% nel 2009 all'86,3% dell'ultimo anno. Il telofono è diventato un oggetto fondamentale nella vita di tutti i giorni, tanto che il 25,8% dei possessori dichiara di non uscire di casa senza il caricabatteria al seguito e oltre la metà (il 50,9%) controlla lo controlla come primo gesto al mattino o ultimo della sera.

Italia green

Buona la percentuale del riciclo, pari al 68%, in linea con gli obiettivi europei. In particolare per le materie plastiche, settore in cui è stato recuperato il 43% del consumo. L'Italia possiede "un sistema vistuoso" di riciclo, che però "può fare di più".

Il nostro Paese, infatti, ha raggiunto buone percentuali di recupero di materiali, ma i dati di altri Stati dimostrano che si può fare meglio.

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