Salis ora ha paura del carcere: "L'Europa scelga da che parte stare"

Ilaria Salis rischia il processo in Ungheria se le venisse revocata l'immunità: una possibilità concreta visto che i fatti contestati risalgono a prima dell'elezione

Salis ora ha paura del carcere: "L'Europa scelga da che parte stare"
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Il 24 giugno sarà un giorno fondamentale per la vita politica di Ilaria Salis: si deciderà per la revoca dell'immunità parlamentare dell'eurodeputata di Avs, richiesta dall'Ungheria per procedere con il processo a suo carico. È noto che Salis sia stata eletta in parlamento a Bruxelles per consentirle la scarcerazione e fin dall'inizio del suo mandato, un anno fa, l'europarlamentare ha difeso il proprio status e privilegio inn ogni occasione possibile. Sembrava improbabile che le venisse revocata l'immunità ma la ratio che è stata seguita in altri casi prima del suo ha ribaltato tutto: se il fatto che viene contestato è antecedente all'elezione, non sussistono i presupposti dell'immunità, che viene garantita ai politici per svolgere il mandato parlamentare serenamente.

E ora che rischia di andare a processo in Ungheria, ma non di decadere come parlamentare, Ilaria Salis ha intensificato la sua strategia persuasiva per evitare una decisione a lei contraria. L'ultimo appello è stato rivolto dalle colonne de La Stampa, alla quale l'europarlamentare ha dichiarato di temere "un processo farsa con un esito certo: la mia condanna a 24 anni di carcere, come auspicato tanto dal premier Orbán quanto da molti rappresentanti del suo governo che in tutti questi mesi hanno continuato a darmi della terrorista". Per Salis, "la magistratura ungherese non è autonoma e non c'è alcuna garanzia che il processo a mio carico non sia influenzato dal governo, che mi vede come sua nemica". L'ultima parola sulla decisione di revoca o conferma dell'immunità spetta al parlamento e Salis sa che non c'è sicurezza matematica di ottenere un risultato favorevole, quindi nell'intervista ha tentato la strada della persuasione, soprattutto con i parlamentari del Ppe.

È convinta di avere dalla sua parte tutta la parte progressista, "e tutti coloro che si contrappongono agli autoritarismi, così come tutti i partiti liberali" perché, dice, "sono perfettamente consapevoli della persecuzione politica a cui sarei esposta, anche perché in questo mio anno da europarlamentare ho più volte criticato pubblicamente Orban". Dall'altra parte, invece, implicitamente quella che non si contrappone agli autoritarismi ha inserito le destre, per le quali "la partita è aperta: in molti sono alleati di Orban, ed è difficile immaginare che si metteranno contro di lui per difendere non dico me, ma i principi fondanti dello stato di diritto, verso i quali non hanno mai mostrato una particolare affezione".

Non bisogna mai dimenticare, nemmeno in questo caso, che l'Ungheria è a tutti gli effetti un Paese membro dell'Unione europea e non ha un peso inferiore diverso ad altri Stati. Il che è fondamentale nel valutare il processo responsivo. E Salis sembra puntare tutto sul Ppe per avere i voti favorevoli: "È il gruppo più numeroso dell'europarlamento, e non sono sicura che prenderà una posizione unitaria. Tuttavia, la coerenza alla loro storia politica dovrebbe portarli a stare dalla mia parte. Non si tratta di difendere valori di destra o di sinistra, ma principi fondanti dell'Unione europea e delle società democratiche".

L'europarlamentare, nell'intervista a La Stampa, sembra sopravvalutare il suo caso che, a suo dire, "travalica Ilaria Salis, e pone una domanda chiara: può il baluardo delle democrazie europee consegnare una sua parlamentare a quella che viene definita dal suo stesso leader una democrazia illiberale?".

In chiusura di intervista, infine, sembra quasi auspicare un intervento in suo favore di Giorgia Meloni: "Sarebbe bello e importante: sono pur sempre una cittadina italiana. Chiedo la tutela di un diritto, non di una posizione". Dopo un anno di attacchi al premier, che è una figura politica, è quanto meno strano che chieda un suo intervento favorevole.

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