I tesori archeologici? Di solito sono una fortuna per le città in cui vengono scoperti. Non sempre,però: a Reggio Calabria, i gioielli che riemergono dal passato vengono nascosti, sotterrati. È lo strano destino toccato a quella che molti esperti considerano una tomba romana del I secolo d.C., scoperta quasi per caso nel sottosuolo di piazza Garibaldi, durante alcuni lavori per la costruzione di un parcheggio a pochi passi dalla stazione centrale.
Era il maggio 2016, e quelle vestigia erano tornate alla luce quasi a voler ricordare la storia di una città che è stata culla della Magna Grecia, alleata dell'Antica Roma e soggetta alle dominazioni di bizantini, normanni, svevi e angioini. Una città che, in teoria, dovrebbe avere una forte vocazione turistica. Dopo più di due anni da quel ritrovamento, tuttavia, le istituzioni locali non hanno messo a punto alcuna soluzione per valorizzare quel tesoro e renderlo fruibile ai visitatori. Fino alla decisione delle ultime ore: ricoprire tutto, far sprofondare di nuovo sottoterra quei reperti. L'operazione di copertura degli scavi – dai quali erano emersi anche anfore, piatti e monete, probabilmente risalenti alla stessa epoca della tomba – si è conclusa nelle ultime ore, sotto la supervisione della Soprintendenza beni archeologici per la Città metropolitana di Reggio e la provincia di Vibo Valentia. Il sito è stato così rivestito di diversi strati di tessuto geotessile e di ghiaia, secondo l'iter previsto in questi (probabilmente non troppo frequenti) casi di copertura degli scavi.
La tomba e gli altri reperti, in futuro (anche se non c'è un cronoprogramma preciso), dovrebbero far parte di un piano più vasto per la valorizzazione dell'area a scopo turistico e culturale, per il quale il Comune di Reggio potrebbe ricevere il supporto di Rfi.
Per il momento, quelle preziose tracce di un'epoca antica rimangono sepolte, in attesa di quel che sarà (o non sarà).
Non sembrano ottimisti i consiglieri comunali di Forza Italia (Mary Caracciolo, Lucio Dattola, Pasquale Imbalzano e Giuseppe D'Ascoli), che hanno subito presentato un'interrogazione al sindaco del Pd, Giuseppe Falcomatà, per sapere «quanto tempo si dovrà attendere» affinché l'amministrazione comunale «decida come restituire alla città i reperti di Piazza Garibaldi». Secondo i rappresentanti della minoranza, dopo due anni il Comune non ha chiarito in che modo voglia valorizzare quei resti archeologici, esposti in tutto questo tempo «all’acqua e al vento» e trasformati in «una discarica a cielo aperto».
Non un bel modo di valorizzare la storia e la cultura di una città a (presunta) vocazione turistica.
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