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Renzi, il suonatore resta senza orchestra

Matteo Renzi sembra ogni giorno di più un direttore d'orchestra in frac e bacchetta, che dirige un'orchestra che non c'è.

Renzi, il suonatore resta senza orchestra

L o linciano sui social, e questo potrebbe anche essere un titolo di merito perché spesso i social sono dominio del peggio, ma il fatto è che Matteo Renzi sembra ogni giorno di più un direttore d'orchestra in frac e bacchetta, che dirige un'orchestra che non c'è. Manca la musica, mancano i musici, anche il pubblico scarseggia. Come si fa a trarre un bilancio della sinfonia dell'ex premier, se manca tutto, note e spettatori?

Mentre scriviamo questo articolo non smettiamo di consultare agenzie di stampa, spulciare i telegiornali e i social, ma senza risultato. La strategia intesa come scelta degli obiettivi è oscura; quanto alla tattica la scelta dei mezzi sembra una finzione teatrale: una guerra con spade di legno e segnali di gesso al posto delle truppe, per usare le parole di Machiavelli, concittadino di Matteo Renzi.

Ora, tutti sappiamo che Matteo Renzi ambisce (ambiva?) a conquistare il ministero degli Esteri, la Farnesina, per avvicinarsi alla rosa dei candidati per il vertice internazionale della Nato. Tutto qui? Per quel che se ne sa, sì.

Naturalmente Renzi ha scelto la tecnica della cortina fumogena: molto fumo e niente arrosto. Molto spartito e niente musica, Molte chiacchiere, eccetera. Un solo dato positivo: il documento sul Recovery Fund da dicembre ad oggi è sensibilmente migliorato, anche per merito dell'adrenalina fatta schizzare a tutti da Renzi, passando dallo stadio larvale di informe chiacchiericcio burocratico al nuovo stadio di documento ancora incompleto ma vagamente leggibile in Europa.

Naturalmente anche le forze di opposizione del centrodestra rivendicano la loro opera di pungolo e stimolo, non senza ragione, ma anche dopo aver dato atto di un lieve bradisismo nella palude, resta il fatto che tutto l'apparato legiferante e comunicante del governo seguita ad essere pletorico, retorico, ridicolo e ossessivamente adorante nei confronti del PCP che staziona sui teleschermi degli italiani come una pubblicità.

Renzi ha avuto in fondo gioco facile nell'affondare il coltello nelle trippe del governo, girandolo in tutti i modi più tormentosi. Ma con quale obiettivo e con quale risultato? Per ora, molto rumore per uno sbadiglio. L'unico strumento che si sentiva, dell'orchestra, era il trombone. Poi, anche quel nobile ottone ha smesso di infierire. La prova si è avuta ieri quando il PCPC, il Presidente del Consiglio per caso, è stato ricevuto al Quirinale dove si è svolto il seguente dialogo surrealista.

Presidente: e allora, signor primo ministro? «Tutto bene, signor Presidente della Repubblica». E come va il suo governo? «Il signor Renzi ha tolto due ministre, ma non ce ne siamo neanche accorti». Vuole aprire la crisi? «Non è il caso, signor presidente». Vuole che nomini altri ministri al posto delle dimissionarie? «Non è il caso, Presidente». La sua maggioranza sta bene? «Sembra di sì, grazie, visto che Renzi ha annunciato che voterà tutti i provvedimenti del governo». Mi compiaccio deve aver detto il Presidente gradisce un caffè? «A quest'ora poi non dormo, ma grazie lo stesso». «Mi fanno piacere le sue visite, casomai avesse qualcosa da dirmi, non esiti», ha concluso il Presidente. «Non mancherò», rispose il PCPC con un inchino a ritroso e un sussurro «Conosco la strada, non si disturbi».

In breve: costituzionalmente parlando, non è accaduto un accidente di nulla. Politicamente, una tacca meno di zero. Citazione per associazione: «Arrivò un taxi vuoto e ne scese il signor Renzi» (la battuta era di Winston Churchill rivolta al leader laburista Attlee). Ma è davvero così? Le critiche di Renzi sono e restano sensatissime, nulla da dire. Ma tardive e caricate a salve. Del resto, ha inutilmente ragione: il presidente del Consiglio Conte è accusato di abuso televisivo da narcisismo, il governo resta una accolita di mediocri burocrati, il sistema comunicativo del Palazzo consiste in un uso smanettone e spregiudicato dei social con i loro trucchi dai like ai commenti demenziali o fanatizzanti. Tutto vero, tutto noto, tutto noiosissimo. L'immagine che ci viene in mente è quella di un criceto che corre su una ruota a velocità pazzesca per non arrivare da alcuna parte.

E allora? È forse pazzo, Renzi? No certamente. Tutt'altro. Matteo Renzi è stato da tempo assunto nel cielo di una top society internazionale in cui si vive con grandezza di mezzi e di amicizie come capita ad ex presidenti americani o francesi o all'ex prime minister inglese Tony Blair. In quel tipo di società affluente si giocano posizioni e carriere da guerre stellari, interessi affluenti e aristocrazie che legittimano le leadership politiche e bancarie, più quelle dell'intelligence che oggi hanno raggiunto strumenti e poteri di conoscenza fino a venti anni fa impensabile.

Inutile varcare le colonne d'Ercole dell'immaginazione e della fantapolitica.

Prova ne sia che Conte si tiene stretta la delega che non gli appartiene ai servizi segreti e Renzi strilla e strepita per strappargliela, perché viene da dedurre lì sta il malloppo.

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