Guerra in Ucraina

Responsabilità e ricatto

Nelle polemiche politiche, che da noi non mancano mai, c'è un ritornello che cadenza ogni presa di posizione specie del Pd: "Mentre c'è una guerra in Europa, è da irresponsabili mettere a rischio il governo".

Responsabilità e ricatto

Nelle polemiche politiche, che da noi non mancano mai, c'è un ritornello che cadenza ogni presa di posizione specie del Pd: «Mentre c'è una guerra in Europa, è da irresponsabili mettere a rischio il governo». Un discorso che non fa una piega. Solo che il tema della «responsabilità» se lo dovrebbe porre anche Enrico Letta. O meglio, l'unità - indispensabile nelle emergenze - non può essere cercata solo sulle posizioni del Pd e alle spalle degli altri. Al contrario, sulla giustizia come sul fisco, se il centrodestra o altre formazioni politiche pongono delle questioni che fanno parte del loro bagaglio financo culturale, vengono subito scomunicate e bollate con la lettera scarlatta: la «I» degli irresponsabili.

Purtroppo per Letta e i suoi, però, il mondo non funziona così. Neppure in tempo di guerra. Anzi tanto più in situazioni in cui c'è bisogno di unità e di evitare polemiche, in frangenti drammatici in cui la Storia ci impone di dare un senso alla parola Paese, bisogna farsi carico di tutte le istanze che vengono dalla società e dalla larga maggioranza che sostiene Draghi. Essere «responsabili» non significa accettare una patrimoniale o una riforma del catasto che fanno a pugni con il comune sentire di una parte consistente delle forze che tengono in piedi il governo, che tra l'altro rappresentano in ogni sondaggio la maggioranza degli italiani. Tantomeno il conflitto in Ucraina può costringere a subire una riforma della giustizia monca che un'opinione pubblica disorientata per ciò che accade nelle procure attende da troppo tempo.

Certo, ci sono temi sui quali la responsabilità ci impone di evitare divisioni. Ad esempio, se l'esecutivo decide per ragioni di intelligence di espellere 30 funzionari dell'ambasciata russa, non si sta lì a sottilizzare rischiando di far felice Mosca. Ma l'afflato unitario non può pretendere che qualcuno ingoi, magari sorridendo, riforme del fisco e della giustizia fatte male, che guarda caso ricalcano spesso le proposte del Pd. Non si tratta di appelli alla responsabilità, ma di richieste simili a ricatti.

Della questione dovrebbe farsi carico il premier. Se desse l'impressione che nella maggioranza ci sono figli e figliastri, finirebbe nei guai. Probabilmente non rischierebbe la crisi (anche se con un uso strumentale del voto di fiducia può succedere di tutto), ma avrebbe una maggioranza meno compatta. Un grosso problema, specie nelle emergenze in cui è indispensabile l'unità. Perché i partiti rappresentano interessi, pezzi di società, e in una fase tragica come quella che vede una guerra seguire una pandemia, non ti puoi permettere scollamenti. Se l'opinione pubblica, ad esempio, interpretasse un provvedimento fiscale come un obolo di guerra, l'atteggiamento solidale verso l'Ucraina che finora c'è stato rischierebbe di venire meno.

E il motivo è semplice: agli italiani puoi chiedere di trascorrere un'estate sudata senza condizionatore, ma ad un popolo vessato dal fisco come il nostro non puoi parlare di nuove tasse. Né in tempo di pace, né in tempo di guerra.

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