Reti di promotori e sportello bancario

I consulenti finanziari spingono a preferire le polizze vita finanziarie e i fondi esposti gradualmente al rischio

Le grandi reti di promotori finanziari si confermano come uno principali attori del mercato del risparmio gestito in Italia. Nei primi sette mesi di quest'anno, in base ai dati Assoreti (l'Associazione delle società per la consulenza agli investimenti), la raccolta netta dei prodotti del risparmio gestito tramite i promotori finanziari si è infatti attestata a 15,7 miliardi di euro. Osservando più nel dettaglio i flussi di adesione alle varie tipologie di prodotti, si constata però che le preferenze della clientela dei promotori sono piuttosto diverse rispetto a quelle degli sportelli bancari. Tra i trend più evidenti che stanno caratterizzando l'attività dei promotori ce ne sono due di particolare rilievo: quella che vede la prevalenza degli investimenti nel comparto assicurativo, e in particolare verso le polizze di tipo unit linked , e quello relativo ai fondi comuni bilanciati e flessibili a discapito dei fondi obbligazionari.

La raccolta netta confluita sulle unit linked tra gennaio e luglio, ha superato gli 8,6 miliardi, cioè il 54,8% del totale. È la conferma del successo, che dura da due anni, di queste particolari polizze che vengono preferite dai promotori perché si dimostrano molto flessibili (e, quindi, personalizzabili sulle esigenze finanziarie e assicurative del cliente), ma anche molto efficienti dal punto di vista fiscale: in virtù di queste caratteristiche, si stanno gradualmente sostituendo alle gestioni patrimoniali sia classiche (gpm) e sia quelle in fondi e sicav (gpf). Gestioni che, tuttavia, mantengono, comunque, un certo appeal.

Nei primi sette mesi, in particolare, la raccolta netta delle gpf si è attestata a 3,6 miliardi, mentre quella relativa alle gpm si è fermata a 258 milioni. Un altro trend che differenzia l'attività dei promotori rispetto agi operatori bancari è poi quella relativa alle categorie di fondi proposte. Infatti, se allo sportello da gennaio a luglio hanno prevalso nettamente le adesioni ai fondi obbligazionari rispetto ai bilanciati, agli azionari e ai fondi monetari, la clientela dei promotori ha preferito puntare sui bilanciati (3 miliardi di raccolta netta) a discapito dei fondi obbligazionari (-3,3 miliardi).

La ragione di questa divergenza di «gusti» sta nel fatto che i promotori da tempo non consigliano fondi obbligazionari e monetari, in quanto il mercato obbligazionario non sembra offrire molte opportunità come in passato: hanno, quindi, consigliato ai propri clienti un passaggio graduale verso i mercati più rischiosi (Borsa, immobiliare, materie prime, valute) tramite i fondi bilanciati che, per l'appunto, diversificano il portafoglio in diverse asset class in modo da cogliere le diverse opportunità che si presentano sui mercati senza tuttavia stravolgere il profilo di rischio rispetto ad un portafoglio prevalentemente obbligazionario. Fin qui le divergenze tra le reti di promotori e le banche. Ma c'è un altro aspetto che vale la pensa sottolineare e che, invece, è in comune tra le clientele dei due canali di adesione al risparmio gestito: la preferenza verso i fondi di diritto estero.

A fine luglio, il patrimonio complessivo in gestione in fondi di

diritto estero dei clienti dei promotori finanziari era di 127,3 miliardi cioè l'88,7% del totale di tutti i fondi in portafoglio: quelli di diritto italiano, infatti, non andavano oltre quota 16,1 miliardi (11,3% del totale).

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