Riallacciò l'acqua a stabili occupati: sotto indagine il sindaco di Bologna

Merola è sotto accusa per abuso d'ufficio. A far scattare l'inchiesta una violazione del cosiddetto Piano Casa

Riallacciò l'acqua a stabili occupati: sotto indagine il sindaco di Bologna

Riallacciare l'acqua alle duecentottanta persone in un palazzo un tempo sede della Telecom a Bologna, in via Fioravanti. Per questa la decisione il sindaco, Virginio Merola, è finito nel mirino della procura che lo ha iscritto al registro degli indagati per abuso d’ufficio.

"Quello all’acqua un diritto fondamentale", aveva sostenuto il primo cittadino. Ma la legge, anzi, l'articolo 5 del cosiddetto Piano Casa varato dal governo Renzi, non sembra dargli ragione. "Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza nè l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge", prevede la norma per le occupazioni abusive.

Gli edifici in questione sono un condominio in via De Maria, occupato dal 6 marzo 2014, e l'ex sede Telecom di via Fioravanti, dove da dicembre vivono decine di famiglie, in maggioranza stranieri. Su entrambi pende un provvedimento di sequestro, non eseguito, e sono diventati da qualche mese casi simbolici della lotta dei collettivi contro il disagio abitativo in città.

Lo stesso Merola, che nei mesi scorsi è finito al centro delle polemiche, aveva spiegato che togliere l’acqua a delle persone, chiunque esse siano, "è contrario ai diritti umani". E aveva fatto riferimento, nel caso di via De Maria, ad una "situazione igienico-sanitaria pericolosa: è mio dovere come sindaco intervenire". Ma la scelta del sindaco di Bologna aveva aperto una vera e propria questione politica anche all'interno del suo partito.

L'enorme emergenza abitativa si era scontrata con una spaccatura all'interno del Partito democratico tra chi avrebbe voluto una la linea dura verso gli occupanti e chi invece parlava addirittura di requisizioni di case sfitte da dare a chi non ha un tetto. Soluzioni che, si sa, non portano nulla di buono.

Dagli inquirenti non emerge nulla: "La procura non ha nulla da dire", ha tagliato corto il procuratore aggiunto Valter Giovannini.

Nei giorni scorsi il pm aveva più volte ribadito un concetto, a fronte di voci su una trattativa tra la proprietà e il Comune per risolvere il nodo dell’ex sede Telecom: "Per noi la situazione è ferma al momento in cui è stato trasmesso il decreto di sequestro per essere eseguito".

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