Cronache

"Richiedenti asilo e senza fissa dimora": ecco i pusher di Agrigento

In conferenza stampa i Carabinieri spiegano i dettagli del blitz "Piazza Pulita": ecco come una banda di gambiani e nigeriani tiene sotto scacco un intero quartiere di Agrigento

"Richiedenti asilo e senza fissa dimora": ecco i pusher di Agrigento

È ancora l’alba ad Agrigento quando un elicottero dei Carabinieri sorvola il centro città: è la “sveglia” di questo martedì ed a tutti fa intuire che qualcosa in effetti in quel momento sta accadendo.

Poche ore dopo, la conferma: gli uomini dell’arma sono sulle tracce dei pusher africani che da mesi tengono in ostaggio alcune zone del centro storico. Un’operazione, quella dei Carabinieri di Agrigento, denominata “piazza pulita” e che, come descritto in un precedente articolo, prende di mira in particolare una banda in grado di creare numerosi disordini in città.

Il quadro che emerge nella conferenza stampa svolta in mattinata presso il comando provinciale dell’arma, appare ancora più inquietante: “Un fenomeno che crea nei mesi scorsi molte preoccupazioni – spiega ai giornalisti il comandante Giovanni Pellegrino – Siamo intervenuti perché in tanti segnalano situazioni di profondo disagio: residenti, commercianti e cittadini della comunità senegalese”.

A finire in manette sono in sei: quattro sono del Gambia, uno della Nigeria e poi vi è una donna con cittadinanza italiana ma proveniente dal Belgio. Tutto si svolge, come affermano i Carabinieri, dentro le viuzze ed i vicoletti che compongono il quartiere tra piazza Ravanusella e via Atenea, lo stesso descritto nel reportage de IlGiornale.it dello scorso 17 marzo.

In quell’occasione con le nostre telecamere ci rechiamo lì perché, poche ore prima, vengono segnalati scontri tra la comunità senegalese e quella gambiana. La seconda accusa la prima di essersi rivolta alle forze dell’ordine e così alcuni ragazzi entrano nelle case di alcuni senegalesi usando contro di loro anche bottiglie di vetro. Da lì si rischia una vera e propria rivolta: la comunità senegalese rivendica maggiore sicurezza e si scaglia contro l’immigrazione irregolare degli ultimi anni. “Noi siamo qui da trent’anni – dichiarano i loro rappresentanti – Queste cose non sono mai accadute e probabilmente non accadrebbero nemmeno nel nostro paese”.

Un campanello d’allarme che costringe il prefetto Dario Caputo a convocare il comitato per l’ordine e la sicurezza: il rischio di una guerra tra comunità africane è troppo elevato, occorre dunque intervenire. Nasce in questo contesto l’operazione dei Carabinieri: “Per la verità – specifica Pellegrino – L’indagine parte dallo scorso mese di ottobre, ma solo ora siamo in grado di intervenire strutturalmente”. Un termine, quest’ultimo, che spiega molto bene il senso del blitz di queste ore: “L’obiettivo è ridare serenità al quartiere – confermano dal comando dei Carabinieri – Dare risposte a chi chiede sicurezza, perché questi vicoli appaiono ostaggio dei pusher oggi arrestati”.

Il dato sociale che emerge è allarmante: giovanissimi gli spacciatori, altrettanto giovani gli assuntori. Sono 32 i ragazzi e le ragazze agrigentine segnalati come acquirenti di sostanze stupefacenti: si recano tra i vicoli di Ravanusella rivolgendosi alla banda gambiana dopo la scuola o prima di un aperitivo. Un supermarket della droga in pieno centro: si trova di tutto, dalla marijuana all’hashish fino ad altre sostanze più pericolose.

“Eccezion fatta per un caso, gli altri sono tutti richiedenti asilo”, specifica poi il comandante Pellegrino. La loro età va dai 19 ai 24 anni: senza fissa dimora, con un passato in qualche comunità, sono loro a gestire il commercio della droga nel centro storico, nascosta dentro alcune case fatiscenti ed abbandonate. Non solo spacciatori, ma anche violenti: bottiglie o pugni non vengono risparmiati ad acquirenti che non pagano subito o ad altri africani ritenuti “spie” nel quartiere, come nel caso sopra citato degli appartenenti alla comunità senegalese.

E proprio i rappresentanti senegalesi ad Agrigento sono i primi a congratularsi con le forze dell’ordine: per loro il blitz rappresenta una vera e propria liberazione da un incubo. Le zone abitualmente frequentate dai senegalesi sono le stesse prese in ostaggio dai gambiani e dalla banda di pusher oggi sgominata.

Ma in città ci si chiede adesso come è possibile che per mesi una banda di ragazzi africani, non controllati, senza domicilio ed in gran parte richiedenti asilo, abbia potuto creare una simile situazione.

L’allarme sociale resta, mentre sia gli agrigentini che i migranti storici e regolari fanno i conti con quella bassa percezione della sicurezza che il blitz forse riesce leggermente ad attenuare.

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